BARI - Venticinque milioni di euro a motore, per un totale di 5 cacciamine e altri 80 milioni per il mantenimento in vita post vendita degli apparati per i prossimi anni. È l’investimento scippato alla Puglia dai tedeschi di Mtu, colosso collegato al gruppo Rolls Royce che si è aggiudicato la commessa del sistema di propulsione di cinque nuovi cacciamine per la Marina militare, un ordine dal controvalore complessivo di 1,6 miliardi affidato a Intermarine, il cantiere navale di Sarzana specializzato nella produzione di navi in vetroresina militari che fa capo al gruppo Colaninno, e a Leonardo. A competere con Mtu nell’appalto multimilionario c’era Isotta Fraschini, marchio storico con la fabbrica fondata nel 1900 a Milano da Cesare Isotta e i fratelli Vincenzo Oreste Antonio Fraschini, Spa dal 1904 e oggi con sede a Bari. Isotta Fraschini è una controllata di Fincantieri a cui la stessa casa madre stava lavorando al rilancio.
La notizia dell’appalto sfilato sotto il naso dai tedeschi in Puglia è stata un fulmine a ciel sereno. Fonti vicine all’azienda fanno sapere che Intermarine ha trattato per l’acquisto di tre motori A-magnetici per ciascuna unità presso l’azienda tedesca Mtu, cancellando il pregresso con Isotta Fraschini, che da sempre è il fornitore dei motori-generatori dei cacciamine classe Lerici e Gaeta, questi ultimi tutt’ora in servizio. Resta la commessa per le altre due unità, sulla quale potrebbe rientrare in gioco la stessa Isotta Fraschini di Bari.
Una scelta che ha spiazzato non solo Fincantieri, ma che è stata contestata con decisione dai sindacati. «Profondo disappunto» hanno espresso Fim Cisl e Fiom Cgil. Una scelta, considerata dai sindacati «inattesa e ingiustificata sotto il profilo tecnico ed economico, e che genera preoccupazione riguardo ai livelli produttivi e occupazionali di Isotta Fraschini Motori, azienda che il Gruppo Fincantieri sta rilanciando in maniera condivisa, anche grazie al supporto delle istituzioni locali e nazionali che insieme stanno investendo in questa realtà di grande importanza strategica per l’occupazione e lo sviluppo del territorio pugliese e del sud Italia».
«Non dimentichiamo che Isotta Fraschini Motori è l’ultima realtà italiana con le competenze nel settore motoristico navale e terrestre - aggiungono Fim e Fiom -, diventata punto di riferimento nella transizione green del Gruppo Fincantieri grazie alla nuova filiera dell’idrogeno».
Ancora più inaccettabile, secondo i sindacati dei metalmeccanici è il fatto che «questa decisione scellerata sia stata presa nonostante l’impegno dei lavoratori, dell’azienda e del ministero della Difesa che hanno cercato di valorizzare l’importanza della tutela della filiera italiana per un asset tanto strategico quanto delicato, riguardando una fornitura per la Marina Italiana. In contesti simili, aziende tedesche avrebbero privilegiato fornitori nazionali senza interpellare quelli stranieri, a prescindere dal costo».
Pertanto, come organizzazioni sindacali di Fim e Fiom di Bari, congiuntamente alle Rsu, chiedono che «la decisione venga rivista, in modo da favorire l'occupazione e la saturazione dello stabilimento Isotta Fraschini, considerato che il nostro prodotto è più competitivo di quello tedesco».
La notizia allarma anche i rappresentanti pugliesi in Parlamento. «Preoccupa che Intermarine del gruppo Colaninno sia indirizzata ad acquistare tecnologia tedesca per la flotta cacciamine della Marina Militare, piuttosto che puntare su aziende italiane. Eppure, la pugliese Isotta Fraschini, operante da tempo in questo ambito, vanta altissime capacità produttive - afferma Dario Iaia deputato e presidente provinciale FdI Taranto -. È chiaro che una scelta di questo tipo potrebbe mettere a dura prova la Fraschini che verrebbe fortemente danneggiata da questa opzione, con possibili ricadute negative sull'occupazione. Ritengo che bisognerebbe guardare con maggiore attenzione verso il know how italiano per fare sistema con i fatti e non solo a parole».
Intermarine e Leonardo hanno scelto il palcoscenico di Euronaval 2024, il salone della Difesa di Parigi, per presentare ai primi di novembre i cacciamine costieri di nuova generazione, destinati alla Marina militare. Si tratta di unità navali avanzate che rappresentano un significativo salto tecnologico nelle capacità di contenimento delle mine. Intermarine e Leonardo, unite per il progetto in un raggruppamento temporaneo d’impresa, hanno sottoscritto con Navarm (la Direzione degli armamenti navali della Direzione generale della Difesa italiana) una commessa per un importo complessivo di 1,6 miliardi di euro. Il contratto, include il supporto logistico integrato delle nuove unità, con opzioni che potrebbero portare il valore totale del programma a circa 2,6 miliardi di euro. Intermarin, contraente primario e autorità di progettazione per la piattaforma navale, è responsabile di 1,165 miliardi di euro del contratto (73%), mentre Leonardo ha una quota di 430 milioni di euro (27%), e fornirà i sistemi di combattimento.
I nuovi cacciamine della Marina Militare Italiana rappresentano un significativo avanzamento tecnologico, frutto di investimenti mirati nella ricerca e nello sviluppo di materiali e tecnologie innovative.
Con una lunghezza di circa 63 metri e un dislocamento di circa 1.300 tonnellate, i cacciamine sono progettati per operare in sicurezza in acque contaminate da mine. Utilizzando tecniche costruttive all’avanguardia, queste unità migliorano la loro durabilità e riducono le firme magnetiche e acustiche. Ogni unità è realizzata con scafi compositi avanzati, resistenti agli urti e progettati per resistere a esplosioni sottomarine, mantenendo al contempo un profilo invisibile. Grazie a queste innovazioni, i cacciamine possono svolgere una vasta gamma di missioni, dalla bonifica di aree minate alla sorveglianza dei fondali marini. Queste operazioni sono fondamentali per proteggere infrastrutture critiche come oleodotti, gasdotti e reti dati sottomarine, garantendo la sicurezza delle rotte marittime italiane.