BARI - Entra nel vivo dopo oltre un anno il processo sulla presunta combine elettorale nei Comuni di Bari e Valenzano che vede fra gli imputati l’ex consigliera comunale Francesca Ferri, il compagno Filippo Dentamaro e altre 17 persone. Entrambi rispondono di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale per la competizione barese del maggio 2019 (in concorso con l’ex consigliere regionale, imprenditore e presidente del Foggia Calcio Nicola Canonico) e di voto di scambio politico-mafioso per le amministrative di Valenzano, tenutesi nel novembre 2019, in concorso con il boss Salvatore Buscemi (a processo con rito abbreviato).
Ieri il collegio giudicante è cambiato nuovamente (il precedente presidente Giovanni Abbattista, trasferito ora al Tribunale del Riesame, è stato sostituito dal collega Angelo Salerno) e si è proceduto all’ascolto del primo testimone. Il pubblico ministero Fabio Buquicchio ha citato uno dei finanzieri che hanno redatto l’informativa, il luogotenente del Gico Giuseppe Roncone. Il militare ha iniziato la sua ricostruzione partendo dalla genesi dell’indagine: «I carabinieri del Nucleo Investigativo stavano indagando sul clan Buscemi - ha dichiarato - quando è stato sentito, in un’intercettazione ambientale, Salvatore Buscemi che parlava delle elezioni di Valenzano con Filippo Dentamaro».
Quella del novembre 2019 era una competizione elettorale particolarmente sentita per la comunità locale, poiché da diverso tempo l’amministrazione non era più gestita dalle forze politiche. Il finanziere ha ricordato che nel lontano 2013 la famiglia Buscemi, in occasione della festa di San Rocco, noleggiò un pallone aerostatico su cui era stato scritto «Viva San Michele»: il riferimento era a Michele Buscemi, ucciso in un agguato nel 2009 con due colpi d’arma da fuoco. Dopo questo episodio si innescano una serie di polemiche, nel 2016 arriva la commissione d’accesso e l’anno successivo il Consiglio comunale viene sciolto.
«Il progetto era questo - ha spiegato Roncone - inserire all’interno di una lista persone “da noi manovrabili”, come diceva Dentamaro, affinché si potesse avere il controllo di Valenzano. Ci sono numerose intercettazioni in cui lo stesso chiede a Salvatore Buscemi voti in favore di una candidata».
Il militare ha poi ricordato la vicenda delle contraffazione dei certificati elettorali. Un’operazione meticolosa, realizzata al computer dalla dipendente di una dita di Triggiano delle quale la Ferri era amministratrice. «Venivano falsificati sia i timbri che le firme dei funzionari comunali che li avevano emessi - ha dichiarato l’investigatore - abbiamo verificato che andavano anche su Google a vedere chi erano i funzionari incaricati del rilascio dei certificati. In un’occasione abbiamo sentito che si complimentavano fra loro per il lavoro svolto. Lo facevano perché non c’era più tempo per le presentazione delle liste».
L’escussione del finanziere proseguirà all’udienza del prossimo 7 gennaio, quando verrà sentito anche il perito che si è occupato di trascrivere le intercettazioni.