BARI - «Chiediamo alla giustizia che gli autori di queste violenze siano perseguiti e che venga sciolta definitivamente CasaPound in quanto organizzazione fascista». Sono nette le parole di Rosaria Lopedote, presidente della sezione Anpi di Bari, in presidio all’esterno del Palagiustizia di via Dioguardi durante l’udienza del processo sulla presunta aggressione squadrista della sera del 21 settembre 2018 nei confronti di un gruppo di manifestanti antifascisti di ritorno da un corteo organizzato in occasione della visita nel capoluogo pugliese dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Quella sera, a pochi passi dalla sede del circolo Kraken in via Eritrea, nel quartiere Libertà (dove aveva sede CasaPound) un gruppo di militanti di estrema destra - contesta il procuratore Roberto Rossi - avrebbe picchiato alcuni dei partecipanti alla manifestazione «Bari non si lega».
Il processo è ormai alle battute finali e ieri si sarebbe dovuta tenere la requisitoria della Procura con le eventuali richieste di condanna. E invece l’udienza è stata dedicata ancora una volta alla chat tra due degli imputati - l’allora responsabile del circolo, il 47enne barese Giuseppe Alberga, e il 31enne di Foggia Ciro Finamore - risalente al 16 settembre 2018, cinque giorni prima dell’aggressione. Una conversazione di cui i difensori contestano contenuto e identificazione degli interlocutori e per questo avevano chiesto che oltre alla trascrizione della chat venisse depositato il file da cui era stata estrapolata. E così è stato: ieri il procuratore Rossi ha fornito la copia informatica trasmessa dai magistrati foggiani (la chat, infatti, fa parte di una inchiesta del capoluogo dauno su scontri tra ultras del Bari e del Lecce in cui è imputato anche Alberga) e il prossimo 21 novembre accusa e difese ne discuteranno. Quella conversazione dimostrerebbe che l’assalto del 21 settembre era stato pianificato. «Mazze caschi ed altro procura tu» è uno dei passaggi della chat, ma lo stesso Alberga in aula ha già spiegato che «scherzando tra ragazzi diciamo armi per dire birra e focaccia».
L’aggressione, però, ci fu (se si sia trattato di un assalto squadrista lo decideranno i giudici) e lo documentano anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza. Nel pestaggio rimasero feriti in quattro, costituiti parti civili con Anpi, Rifondazione comunista, Comune di Bari e Regione Puglia. Ai 18 imputati si contesta la violazione della legge Scelba sulle manifestazioni fasciste. Sette di loro rispondono anche di lesioni aggravate.
«La nostra presenza, come ad ogni udienza di questo processo, - ha detto la presidente Anpi Lopedote - ha un valore di testimonianza del fatto che questo è un Paese nato dalla Resistenza, che ha una Costituzione nata dalla lotta di liberazione in cui è chiaramente sancito che è vietata la ricostituzione del partito fascista. È evidente che gruppi, associazioni, movimenti che si richiamano, pur non avendo il nome, alla cultura fascista, quindi al razzismo, alla sopraffazione, alla violenza, sono da considerarsi fuori legge».