Domenica 07 Settembre 2025 | 15:15

Bari e la battaglia dei dehors: «Sono regole impossibili»

 
Rita Schena

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Rita Schena

Bari e la battaglia dei dehors: «Sono regole impossibili»

Ristoratori in piazza il 20 settembre: «La Soprintendenza ci ascolti». Cambi di normative che obbligano a costi di adeguamento continui ed alti che non tutti sono in grado di reggere

Mercoledì 18 Settembre 2024, 14:38

BARI «La situazione è critica. Noi ristoratori stiamo cercando il dialogo, ma il problema rischia di trasformarsi in una bomba ad orologeria». Sono sul piede di guerra gli imprenditori della ristorazione, in particolare quanti operano nel centro storico. Nuove norme imposte dalla Soprintendenza legano le autorizzazioni dei dehors esterni e la relativa occupazione di suolo pubblico, a un distanziamento delle strutture di 1,20 metri dagli edifici retrostanti, piuttosto che non poter più avere l'ampliamento del 50%. Cambi di normative così repentine da obbligare a costi di adeguamento continui ed alti che non tutti sono in grado di reggere.

«Non siamo stati messi nella condizione di comprendere bene come muoverci – spiega Gianni del Mastro di Unione Ristoratori -. Fino a ieri presentavamo le nostre domande di autorizzazione al Comune e avevamo le risposte. Ora si deve far capo alla Soprintendenza che ha avocato a se la competenza. Pur riconoscendo l'importante ruolo sulla tutela dello straordinario patrimonio storico, artistico, architettonico del nostro Paese, cui tutti siamo legati, riteniamo che in alcuni temi quotidiani della vita sociale come l'occupazione di suolo pubblico, sia opportuno che debba essere il Comune ad occuparsene, nel quadro di una gestione oculata ed equilibrata degli spazi pubblici rispetto al diritto di svolgere le attività commerciali e garantire servizi alla collettività. Tanto più che da quando è subentrata la Soprintendenza le nostre richieste di rinnovo sono rimaste inevase da molti mesi, lettera morta. Come possiamo lavorare in questo modo?».

Fino ad ora gli incontri al Comune con la Soprintendenza non hanno sortito alcun effetto. Anche per questo motivo l'Unione Ristoratori porterà queste ragioni in strada. L'appuntamento è per venerdì 20 settembre a partire dalle ore 10 in piazza Ruggiero il normanno, simbolicamente a pochi metri dalla sede della Soprintendenza.

«Noi vogliamo dialogare – ribadisce del Mastro -, ma la stagione fredda è ormai alle porte e abbiamo bisogno di risposte immediate per programmare. Spero che venerdì la Soprintendenza incontri una nostra delegazione».

I ristoratori serrano le fila. Le tre associazioni di categoria: Unione Ristoratori Puglia, Movimento impresa e Passione horeca hanno deciso di confluire in un unica realtà, Unione horeca Puglia, per poter avere una voce unica e più forte.

«Siamo una categoria costantemente sotto il mirino – spiega Del Mastro -. Chiediamo una proroga dello status ante con il ripristino delle strutture nel frattempo fatte smantellare, fino alla definizione di un nuovo regolamento condiviso. Alcuni di noi hanno acquistato locali a Bari vecchia con pochissimo spazio interno, proprio contando sulla possibilità di mettere tavolini all'esterno. Se questo viene negato è un danno grosso. Significa ritrovarsi con un bene immobiliare che non vale più quello che si è pagato, un progetto d'impresa che non può essere portato avanti. Significa che nell'arco di questo inverno la metà delle attività di ristorazione potrebbero chiudere. Abbiamo registrato con grande soddisfazione l'insediamento del Tavolo permanente di confronto con l'amministrazione comunale, ma ora serve un riconoscimento tangibile al ruolo strategico del comparto della ristorazione nell'alveo dei servizi fondamentali svolti in favore della collettività e del turismo».

«Siamo costantemente sotto schiaffo per normative che cambiano continuamente – conclude Del Mastro -. Prendiamo la possibilità garantita dalla legge Milleproroghe di presentare domande di autorizzazione semplificate. Non si capiva che da quelle autorizzazioni esulavano i paraventi e l'allargamento degli spazi esterni del 50%. Le postazioni sono state messe in totale buona fede, pensando che si fosse in ordine, per poi scoprire ai controlli che così non era e trovarsi la multa e in alcuni casi l'obbligo a chiudere. Abbiamo bisogno di un regolamento nuovo, univoco e che sia il Comune ad occuparsene. Altrimenti, ripeto, la bomba rischia di esplodere».

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