BARI - Una mappa geologica dell’area urbana di Bari in regalo a tutti gli oltre mille convegnisti che dal 2 settembre saranno in città per il Congresso nazionale della Società Geologica Italiana e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia.
«Si tratta di un documento unico, che deriva in parte da studi e osservazioni del professor Piero Pieri effettuati a partire dagli anni ‘60 in una città che nel frattempo ha subito molte trasformazioni e che ormai permette poche osservazioni dirette sulla geologia dell’urbanizzato», spiega la professoressa Luisa Sabato, docente del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell'Università degli Studi di Bari «Aldo Moro», che con un gruppo di colleghi da oltre due anni si sta materialmente occupando dell'organizzazione del congresso.
Un appuntamento che si snoda in più giorni e che vedrà Bari capitale di quelle scienze “dure” che si occupano dello studio del Pianeta Terra. Temi complessi e spesso sottovalutati in un contesto ambientale in forte cambiamento.
Il congresso, «Geology for sustainable management of our planet» seguirà essenzialmente due direttrici: la divulgazione di temi e ricerche anche nei confronti del largo pubblico e di quanto l'attenzione alla geodiversità sia essenziale nella lotta e contrasto ai cambiamenti climatici.
«La carta geologica dell’area urbana di Bari, è un documento che illustra il substrato geologico di una grande città, in cui i punti di osservazione e controllo diretto dei terreni su cui fonda e degli originari caratteri morfologici del territorio sono ormai molto limitati – mette in evidenza Luisa Sabato -. Sono rimasti pochi “affioramenti” che provano quanto riportato in carta: un taglio stradale e un tratto del tracciato ferroviario nei pressi del Conservatorio, un piccolissimo lembo vicino la Basilica di San Nicola e alcune pareti del Succorpo della Cattedrale, alcuni tagli interni al perimetro del Campus Universitario. La carta inoltre evidenzia la originale posizione delle “lame” che attraversano la città e della cui presenza non si ha più alcuna consapevolezza. Non sappiamo più dove scorrano o scorrevano questi peculiari corsi d’acqua e questo è un problema che ritorna con una certa frequenza ad ogni episodio alluvionale. Significa aver trasformato il territorio cittadino in modo insostenibile esponendolo di conseguenza a una serie di criticità».
Esempio pratico è via Re David: quando piove con una certa intensità, diventa un fiume. Il punto è che il fiume c'era prima che venisse realizzata la strada, il suo tracciato è stato cancellato per altre necessità, ma quando piove ecco che quel fiume si riprende uno spazio che gli apparteneva.
Il territorio è in sofferenza, ed è sotto gli occhi di tutti. La forte pressione antropica in aree sensibili come le coste, l’eccessiva cementificazione delle aree interne del territorio e metodi discutibili di miglioramento fondiario come lo spietramento compiuto nell’area murgiana, hanno profondamente trasformato l'ambiente che, in un momento di cambiamenti climatici e di amplificazione di eventi meteorologici estremi, dimostra tutta la sua fragilità.
«Si parla di biodiversità e di strategie sostenibili per la sua conservazione, ma difficilmente si menziona l’altro elemento naturale da conoscere e salvaguardare, la geodiversità. Biodiversità e geodiversità – ricorda la professoressa Sabato – insieme concorrono alla definizione di ecodiversità».
Dal 2 al 5 settembre Bari sarà letteralmente invasa da oltre mille geologi. Un piccolo esercito di esperti che si confronterà anche in sessioni aperte quando rivolte alla divulgazione. Sul tavolo 1200 temi di ricerca suddivisi in 53 sessioni scientifiche. Uno sforzo organizzativo notevole.
«Non ci aspettavamo l'adesione di oltre mille iscritti – racconta Luisa Sabato che nel 1994 da neoricercatrice partecipò all'organizzazione del precedente congresso tenutosi a Bari -. Siamo molto elettrizzati. Questo congresso è uno sforzo scientifico, logistico ed organizzativo che ha visto il nostro Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell'Università di Bari in prima linea».
Durante il congresso anche sessioni di lavoro organizzate con un largo coinvolgimento di giovani, esperti sia in metodologie tradizionali che innovative, anche con applicazioni di intelligenza artificiale: a dimostrazione di quanto una laurea in Scienze Geologiche possa essere tanto avvincente quanto un utile viatico per il mercato del lavoro. «E aperta anche alle donne – conclude la docente -. È un tema che sento molto perché le scienze dure sembrano poco appetibili alle ragazze e invece c'è bisogno anche della loro curiosità e delle loro idee». Per dare risposte che possano migliorare il nostro pianeta.