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Sbarco della Vlora, quando la Corte dei Conti contestò spese per ospitare i custodi dello stadio «sfrattati» dagli albanesi

 
alessandra colucci

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alessandra colucci

Bari, 8 agosto 1991

Accanto alla storia di solidarietà, c’è però anche uno strascico del quale si parla poco

Giovedì 08 Agosto 2024, 13:20

15:44

BARI - Giovedì 8 agosto 1991, una data rimasta indelebilmente impressa nella storia della città di Bari: quel giorno, infatti, al porto, arrivò la motonave Vlora, con a bordo 20mila profughi albanesi. Un evento che ha segnato la storia dell’immigrazione del Novecento e che oggi, nel 33esimo anniversario, sarà ricordato con una serie di eventi.

A guidare il Comune, in quell’estate, c’era Enrico Dalfino, compianto primo cittadino al quale è stata intitolata la Sala consiliare dove, alle 11.30 l’attuale sindaco, Vito Leccese - che in quel 1991 era un giovane assessore della giunta Dalfino - consegnerà le chiavi della città allo scrittore Mario Desiati, autore di Mare di Zucchero (Mondadori 2014).

Alle 19, in largo «Sono persone 8-8-1991» (via Vito de Fano 29), a San Girolamo, è in programma un momento di riflessione sui valori civili e umani dell’apertura, dell’accoglienza e dell’integrazione. Per l’occasione, il comitato spontaneo ha realizzato una gigantografia (180x260 cm) del famoso scatto che testimonia lo sbarco dei 20mila albanesi realizzato da Lorenzo Turi, allora sedicenne. Il pannello, donato al Comune di Bari, integrerà l’opera «Sono persone 8.8.1991» di Jasmine Pignatelli, installata sulla facciata dell’edificio di edilizia popolare di Arca Puglia Centrale e poi completata con la scultura gemella a Durazzo in Albania in occasione del trentennale dello sbarco della Vlora. A seguire si terrà un reading di Marco Grossi della compagnia Malalingua su letture di don Tonino Bello, con accompagnamento vocale a cappella di Monica de Giuseppe. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.

«Sono Persone, persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro unica speranza» è la celeberrima frase che fu pronunciata in quelle ore proprio dal sindaco Dalfino e che è rimasta impressa nella memoria collettiva di una città. A ricordarla, insieme a tutti quei giorni incredibili, oggi c’è Mimmo Magistro, all’epoca delegato allo Sport della giunta Dalfino.

«Corsi immediatamente al porto» ricostruisce Magistro, che fu in prima linea per organizzare la macchina dell’accoglienza. «Passavamo intere giornate davanti allo Stadio della Vittoria - aggiunge - valutando l’evolversi della situazione». E in quelle ore fu scattata la famosa foto di Dalfino con il capo di gabinetto del Comune Bepi Stecchi e lo stesso Magistro, al cellulare, una assoluta rarità, all’epoca. «L’apparecchio ci fu messo a disposizione della Prefettura, in quelle ore c’era stata una polemica tra il sindaco e il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, e quindi Dalfino mi diede l’incarico di mantenere i contatti, l’ho usato per giorni».

Accanto alla storia di solidarietà che tante volte è stata narrata, c’è stato però anche uno strascico del quale si parla poco. E a raccontarlo è proprio Magistro: «Qualche tempo dopo la morte del sindaco Dalfino, la sua famiglia e io ricevemmo una contestazione dalla Corte dei Conti». La ragione di quella richiesta sta nel fatto che alcune delle persone che erano state accolte allo Stadio della Vittoria «avevano sostanzialmente occupato i due appartamenti dei custodi che erano dipendenti del Comune» ricostruisce. «I due custodi avevano famiglia e decidemmo di mandarli in un albergo cittadino che si trovava nelle vicinanze, in attesa di risolvere la situazione». «La Corte dei Conti contestava il fatto che il Comune avesse sequestrato alcune ville a Torre a mare e quindi si chiedeva perché i custodi non fossero stati mandati lì» prosegue Magistro. «Fortunatamente - spiega - la migliore collaboratrice di Enrico Dalfino era l’avvocato Marida Dentamaro, che risolse la situazione». Dentamaro studiò le carte «e spiegò che c’era un errore di valutazione della vicenda e così dopo poco tempo, fu tutto annullato. Dimostrò davvero di essere una numero uno» conclude Magistro.

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