BARI - L’avvicinarsi delle elezioni comunali sta animando il dibattito sulle prospettive della città fra i vari candidati e i loro schieramenti politici: dibattiti ricchi di spunti, analisi e proposte tutte meritevoli di grande attenzione, ed anche di condivisione quando focalizzano problematiche e loro soluzioni fortemente attese dalla cittadinanza.
Tuttavia un tema fra gli altri ci sembra che sia rimasto in ombra almeno sino ad oggi e, rimanendo sullo sfondo, non ha assunto invece il rilievo che gli scriventi ritengono debba rivestire. Ci si riferisce alle questioni dello sviluppo economico del capoluogo e della Città metropolitana: questioni di grande complessità che, chiamando in causa con l’Amministrazione comunale una pluralità di Enti e di stakeholder, dovrebbero essere inquadrate nello scenario della ZES unica - e della sua componente vivificatrice in una città porto rappresentata dalla Zes Portuale - del Piano strategico che ne individuerà le linee di crescita, e soprattutto della nuova politica economica dell’Unione Europea, all’indomani dell’elezione del nuovo Parlamento di Bruxelles e della definizione dei nuovi assetti istituzionali dell’Unione, ivi comprese le importanti iniziative geopolitiche quali la costruzione della nuova rete Ten-T che riporta in auge il corridoio paneuropeo 8.
Procediamo per punti: Bari si è fortemente rilanciata nell’ultimo quindicennio come città industriale, l’agglomerato Bari-Modugno del Consorzio Asi - più esteso in realtà nel secondo Comune che non nel capoluogo - è ormai saturo ed anche larga parte dei capannoni di aziende dismesse da tempo sono stati acquistati da nuovi operatori e sono in via di rigenerazione produttiva, con buone prospettive occupazionali. Le maggiori industrie dell’agglomerato nel 2022 (ultimi dati disponibili) hanno generato ricavi per oltre 4 miliardi, con rilevanti effetti indotti. L’arrivo inoltre delle multinazionali dell’ICT ha interessato molti plessi all’interno del perimetro urbano ove hanno aperto uffici, non avendo bisogno di fabbriche nuove o abbandonate.
Ma non è solo l’agglomerato Bari-Modugno la sede di localizzazioni manifatturiere in città: in zona attigua ad esso è insediata la Birra Peroni, nell’area di Mungivacca operano alcune industrie fra cui la Olearia Fratelli Rubino, mentre un altro nucleo di imprese è insediato lungo la via di Bitritto, ove ha sede la CMC che ormai con le sue piattaforme aree sta diventando leader in Italia e all’estero in tale tipologia di prodotto. Nella zona di Santa Caterina sono insediate aziende artigiane, ma anche industriali come Roboze, e grandi strutture commerciali come peraltro è avvenuto da tempo nello stesso agglomerato Bari-Modugno.
Il capoluogo dunque ha urgente bisogno di nuovi spazi attrezzati per attrarvi altri insediamenti. Dovrebbe essere imminente l’assegnazione all’Asi di 80 ettari nel vicino Comune di Bitritto, ma bisognerebbe sciogliere il nodo dell’area ex Stanic di proprietà dell’Eni, dei capannoni abbandonati dell’ex ATM su via Napoli, e definire le funzioni del microagglomerato alle porte del casello autostradale per Taranto. Inoltre ha bisogno di una pianificazione della propria area industriale, che potrebbe essere (in tutto o in parte) demandata ad uno strumento agile (e di veloce implementazione) quale il Piano regolatore portuale che porterebbe in dote per i nuovi insediamenti retroportuali il rilascio della Autorizzazione Unica da parte della Adsp.
Turismo: Bari è stata visitata negli ultimi anni da numeri crescenti di turisti che soggiornano in città prima di portarsi verso Alberobello, Castellana Grotte, Castel del Monte, Matera. Nuovi alberghi si sono aperti ed altri più datati sono in via di riapertura (Palace Hotel, Leon d’Oro). La strada è aperta, ma resta ancora molto da fare per consolidare l’eccellente lavoro sinora svolto: marketing territoriale, incremento dell’offerta di servizi per i turisti, promozione della città come sede congressuale valorizzando le infrastrutture culturali di cui la città dispone, in primis l’Università e il Politecnico. Sotto quest’ultimo profilo si dovrebbe lavorare per costruire una città a misura di studenti, in modo da captare ogni occasione di mobilità attiva – anche dall’estero – della popolazione studentesca.
Il Commercio: le chiusure degli ultimi anni indubbiamente sono ascrivibili alla diffusione dell’e-commerce, ma - a nostro avviso - si potrebbe lavorare sulla promozione delle attività commerciali, favorendo start-up, imprese innovative, artigianato ed eccellenza agroalimentare. In tale ambito si potrebbe replicare l’esperienza di Parigi ove il Comune offre a chi vuole passare dall’online all’aperura di un negozio “fisico” di testare, senza troppi rischi, l’esistenza di una adeguata domanda e, quindi, la sostenibilità del proprio piano economico. Il Comune, tramite una propria partecipata, concede a tale fine l’utilizzo – per la fase di test, insomma come un momentary store - di spazi adeguati. Parimenti va studiato e valorizzato l’inaspettato policentrismo della città, che non può limitarsi alla sola offerta del settore food.
Nuova Fiera del Levante, si è fatto un ottimo lavoro – dopo il salvataggio dal dissesto – per il rilancio dell’attività fieristica e la riqualificazione (in atto) del quartiere. Onore a Sandro Ambrosi e a chi, Gaetano Frulli, ne ha raccolto il testimone. A nostro avviso si dovrebbe lavorare per dare un’anima alla manifestazione più conosciuta, la Campionaria, senza mortificare, anzi enfatizzando, la natura “popolare” della stessa. La settimana della Campionaria potrebbe essere anche la vetrina del Nuovo Mezzogiorno, insomma ospitare una manifestazione culturale sull’economia dell’Italia meridionale che non solo permetta un approfondito check up annuale dello stato dell’economia del Sud Italia, ma ne costituisca anche una vetrina. Non è sopportabile che iniziative similari oggi si svolgano unicamente nel Nord Italia (Cernobbio, Trento etc.).
Se quelle appena analizzate sono, sia pure in estrema sintesi, alcune delle problematiche economiche sul tappeto, forse bisognerebbe lavorare – una volta definito un programma di sviluppo di grande respiro ed ambizioso che sia all’altezza delle potenzialità del capoluogo e del suo hinterland – alla costituzione di una Consulta permanente dello sviluppo metropolitano cui chiamare ad aderire con l’Amministrazione comunale, la Regione, il Consorzio Asi, la Camera di Commercio, l’Autorità di sistema portuale, la Fiera del Levante, l’Interporto, l’AQP, l’ADP, le Università, e gli stakeholder nella ricchezza delle loro articolazioni sociali, le Banche ed anche la Arcidiocesi per il ricco patrimonio storico-monumentale che gestisce e per l’apprezzata azione di sostegno sociale che svolge. Consulta il cui funzionamento verrebbe definito da un regolamento, con un consiglio direttivo ed un’assemblea plenaria, con poteri di proposta al Consiglio comunale e i cui pareri sarebbero obbligatori ma non vincolanti.
Ma abbiamo bisogno e con urgenza di fare a Bari gioco di squadra, gli scenari internazionali che si aprono dinanzi a noi sono per certi aspetti anche inquietanti, ma rafforzando la coesione socioeconomica potremmo affrontarli con maggiori probabilità di successo collettivo.
Lo dobbiamo in primo luogo ai nostri meravigliosi giovani ai quali bisogna offrire speranze ragionate di un futuro da viversi nella nostra terra e non più emigrando.