Domenica 07 Settembre 2025 | 05:51

Lucia Annunziata, capolista Pd, domani a Bari: «Io e Decaro coppia perfetta a Bruxelles»

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Lucia Annunziata, capolista Pd, domani a Bari: «Io e Decaro coppia perfetta a Bruxelles»

«La politica è il filo rosso della mia vita: è il momento di impegnarsi in prima linea»

Sabato 18 Maggio 2024, 09:22

25 Maggio 2024, 10:10

Lucia Annunziata, capolista alle Europee del Pd nella circoscrizione meridionale: dal giornalismo alla campagna elettorale, come vive questo cambio di paradigma dopo aver raccontato decine di sfide politiche e amministrative?

«Ho pensato che era molto più difficile farle che scriverne… Un corpo a corpo».

La sua scelta di candidarsi. Nel congresso nazionale della Cgil a Rimini si intravedeva una passione dirompente.

«Anche i giornali di destra la colsero. Ho passato la vita nella politica. Ci deve esser stato qualcosa. La scelta è venuta dopo aver lasciato la Rai».

Un passaggio traumatico?

«Mi sono molto offesa perché la Giorgia (chiama così il premier, ndr) ha detto anche in interviste ufficiali o in comizi che io “non ero una giornalista, lavoravo solo perché avevo la tessera”, e che se me ne andavo con Fazio era perché non volevo vivere in un sistema meritocratico. Dopo queste frasi, ho pensato che se l’editore, la Meloni, fa delle critiche a un suo conduttore, bisognava prendere atto che non c’era fiducia reciproca. Dopo 53 anni di lavoro, sono stata per conto mio e poi…»

La passione per la politica ha prevalso.

«È bastato vedere il mondo in cui viviamo: il 7 ottobre, due guerre, la spaccatura con Putin... Sono tempi per un impegno. O lo fai a tempo pieno nel giornalismo o in politica».

Ha scelto la candidatura alle Europee.

«Rivendico una onorabilità di intenzione, coerente con il mio mondo. Cerco di fare cose nuove, che stanno più nella realtà».

Aveva fatto campagne elettorali in gioventù?

«In Campania, negli anni cinquanta e sessanta. Ero piccolissima. Ho il ricordo del mio papà che sentiva la radio e bestemmiava, nel 1956, quando ci fu l’invasione dell’Ungheria… Era ferroviere, in un ambiente politicizzato. Papà scioperava: a Benevento con lui c’erano pochi operai a protestare. Negli sessanta ero impegnata personalmente. La politica è stata il filo rosso della mia vita”.

È direttore della rivista dell’Aspen Institute Italia. Sulla politica estera e sul tema della guerra nel Pd, ci sono differenti sensibilità.

«Sono convinta che Israele aveva tanti modi per riaffermare la necessità di difendersi, ma ha scelto il peggiore, quello criminale della distruzione dei civili insieme agli obiettivi militari. È una tattica che mette in difficoltà anche i suoi civili. Credo fermamente che la colpa è di un governo, non di un Paese. Non si può dire allo stesso tempo “cancelliamo Israele”, non si può dire “Palestina dal fiume al mare”. Le vittime dell’Olocauso si sono ritrovate e hanno preso in mano la propria vita: è stata una grande idea democratica dopo la guerra».

Cicchitto sulla “Gazzetta” propone un'alleanza anti russa dai socialisti alla Meloni.

«È una delle grandi ipotesi che si buttano li’ prima delle campagne elettorali, ma resta difficilmente praticabile dopo. Si tenta di preordinare alleanze socialisti-Meloni. In Europa vediamo cadere il muro contro le destre, si sta rapidamente abbassando la resistenza perché molte formazioni di centrosinistra sentono arrivare una sconfitta. C’è quest’aria».

Il voto alle Europee sarà anche un test per il governo Meloni e le sue politiche per il Sud?

«C’è troppa Meloni, solo Meloni. Nulla si è strutturato. Si discute di premierato e autonomia, ma quest’ultima è una idea vecchia di vent’anni almeno. La fragilità economica dell’Italia non giustifica più la separazione. L’autonomia è un elemento ideologico, per soddisfare il razzismo sotterraneo contro il Sud».

Addio derby Meloni-Schlein in Rai. Come vede la Tv di Stato?

«È stata la mia azienda per 26 anni, sono stata presidente. È molto esposta ai cambiamenti politici. Preferisco prendermela con chi è responsabile delle questioni Rai, e la responsabile è la Meloni. Chi comanda in questo paese? Un partito o una donna? Una donna. Buono per le donne, ma nella sostanza chi prende le decisioni? Lei».

Il Pnrr?

«Non si vedono gli effetti della riscrittura del Piano. L’Italia ha avuto 200 miliardi, un atto di generosità dell’Ue, sono soldi per la ripresa, non per trovare altri fondi dove non ci sono e non debbono essere usati dal governo per la propria base elettorale».

Il futuro del Mezzogiorno?

«La guerra ha avuto un impatto sul Sud, ci sono nuove potenze che si affacciano sul Mediterraneo come l’Iran con Hezbollah. Il bacino mediterraneo potrebbe diventare un luogo di ulteriore conflittualità e può avere un effetto di disordine sui grandi commerci. La centralità del Meridione in questo scenario rivela però enormi potenzialità rappresentate dalle sue infrastrutture, fondamentali per il cambiamento dell’Europa».

Domani sarà a Bari con Antonio Decaro, sindaco e presidente Anci, candidato alle Europee con i dem.

«È una bella persona, che ha un carattere solido, non è un vanesio. Io e lui saremmo in Ue una coppia perfetta: lui è un amministratore e io ho la contezza dei percorsi europei. Potremmo lavorare molto bene».

In che commissione vorrebbe andare a Bruxelles?

«Nella commissione Esteri, che ha una sottocommissione Difesa. Queste saranno le cose cruciali per il futuro dell’Europa. Se la pace deve essere fatta, ci vuole un progetto. L’Ucraina sta perdendo, i palestinesi hanno perso e ha perso anche Israele, almeno quanto a standing internazionale. In questa fase, prima delle elezioni Usa, c’è lo spazio per fare qualcosa di europeo».

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