BARI - L’udienza di mercoledì davanti al Tribunale di prevenzione potrebbe essere rinviata. Ma nel frattempo l’Amtab vuole presentarsi davanti ai giudici dimostrando di avere fatto tutto il possibile per rimuovere le situazioni che, il 26 febbraio, hanno portato i giudici a disporre l’amministrazione giudiziaria per infiltrazioni della criminalità organizzata. Ed è per questo che, nei giorni scorsi, l’azienda ha avviato il licenziamento dei due dipendenti finiti in carcere nell’operazione Codice interno perché accusati di aver imposto l’assunzione di persone vicine al clan Parisi del quartiere Japigia.
Massimo Parisi, fratello del capoclan Savino, e Tommaso Lovreglio, nipote acquisito del boss, sono entrambi incensurati. L’accusa della Dda per entrambi è di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione ed intestazione fiduciaria di beni: sarebbero state le teste di ponte del clan nell’azienda dei trasporti, tanto da costringere il cda all’epoca guidato dal presidente Pierluigi Vulcano ad assumere (seppure per pochi giorni) parenti e sodali dei Parisi. Questa è anche la contestazione che Amtab, tramite l’avvocato Elio Vulpis, ha fatto ai due dipendenti che erano già stati sospesi all’indomani dell’arresto. Nell’operazione di febbraio sono stati arrestati altri due dipendenti dell’Amtab, accusati di reati estranei all’ambito aziendale: ma l’azienda sta valutando di cacciare anche loro.
Il licenziamento di Parisi e Lovreglio è una delle misure di self cleaning messe in atto dall’Amtab. Che ha già cooptato in cda l’amministratore giudiziario, l’avvocato Luca D’Amore, il professionista nominato dal Tribunale che ora ha...