Sabato 06 Settembre 2025 | 20:43

Bari, i tentacoli di Cataldo sulla Asl tra certificati medici e nomine

 
Isabella Maselli

Reporter:

Isabella Maselli

I tentacoli di Cataldo sulla Asl tra certificati medici e nomine

La Procura: così il marito della Maurodinoia tutelava il suo sodale De Francesco. Le false accuse agli ufficiali della Finanza

Venerdì 05 Aprile 2024, 12:00

BARI - Non solo corruzione elettorale. I presunti affari illeciti di Sandrino Cataldo e dei suoi avrebbero intrecciato negli anni anche altro tipo di vicende, da certificati medici falsi per evitare sanzioni al codice della strada a presunte interferenze con i vertici della Asl per ottenere avanzamenti di carriera in favore di professionisti «amici», avendo in cambio visite mediche per i propri famigliari.

Il periodo di riferimento è sempre lo stesso, da maggio a novembre 2021. Protagonista di una delle vicende contestate è un medico, Giuseppe Siciliani, 70enne di Triggiano (indagato per corruzione nell’inchiesta che ha portato ieri all’arresto di Cataldo). Siciliani (nel frattempo andato in pensione) avrebbe rilasciato un certificato medico in favore di Armando De Francesco (braccio destro di Cataldo) «ideologicamente falso», in quanto datato il 9 luglio 2021 e in realtà redatto il giorno dopo, «in cambio dell’utilità a lui offerta da Cataldo, consistente nel garantirgli il proprio interessamento presso la direzione sanitaria dell’Asl di Bari, quale fondatore ed esponente di spicco del movimento politico “Sud al centro” nonché marito dell’assessore regionale Anita Maurodinoia e quindi in virtù della propria capacita di influenza, al fine di assicurargli una posizione lavorativa analoga a quella da lui ricoperta, essendo in atto un programma di riorganizzazione dipartimentale delle strutture della Asl, tra le quali l’unità operativa semplice di lungodegenza post acuzie dell’ospedale Fallacara di Triggiano, diretta da Siciliani».

La «influenze politiche presso la sanità pubblica pugliese» di Cataldo, quindi, avrebbero potuto agevolare la carriera del medico, dando in cambio anche altro: «in più circostanze, dimostrava un atteggiamento accondiscendente, quasi servile, nei confronti di Cataldo, compiendo, a favore di quest’ultimo d allo scopo di ingraziarselo, visite ambulatoriali e specialistiche» in favore dei famigliari di Cataldo.

A questa vicenda, poi, ne sono legate altre due, i falsi che il medico avrebbe predisposto, su istigazione e con la complicità di «Sandrino» e del suo braccio destro. In particolare, dopo che Defrancesco il 9 luglio era stato sottoposto a controllo da parte dei carabinieri di Triggiano alla guida della propria autovettura e sanzionato per guida con patente ritirata, il medico avrebbe redatto il certificato che attestava «falsamente» che alle ore 15:20 del 9 era stato sottoposto a visita medica in ospedale. Certificato che poi De Francesco avrebbe esibito in sede di opposizione nell’ambito del ricorso al Giudice di Pace di Bari, dichiarando quindi «uno stato di necessità, legato al suo presunto stato di salute, che lo avrebbe costretto a porsi alla guida del proprio veicolo senza patente di guida».

Questo - qui il secondo falso - avrebbe poi indotto in errore il giudice, che un mese dopo, «accoglieva il ricorso basando il proprio convincimento anche sulla valutazione della documentazione probatoria falsa prodotta dal ricorrente».

De Francesco è poi coinvolto in altre due vicende, una calunnia e un episodio di corruzione. La prima risale all’11 maggio 2021. Nel corso di sommarie informazioni rese dinanzi ai pm, avrebbe «ingiustamente incolpato» tre finanzieri baresi di aver manipolato il contenuto di alcune sue dichiarazioni accusatorie «relative a illeciti inerenti reati di voto di scambio e corruzione elettorale posti in essere da Cataldo». Dichiarazioni che, è stato poi accertato, erano state fatte proprio in quei termini.

Sempre Defrancesco, poi, avrebbe fatto da intermediario tra l’ex assessore di Grumo Appula, Nicola Lella (da ieri in carcere) e un imprenditore, Giulio Di Giacomo (indagato), per la consegna di una mazzetta. Lella, ad aprile 2021, all’epoca assessore, avrebbe «preteso la somma di denaro pari al 10% dell’importo complessivo dell’incarico di responsabile della protezione dei dati personali presso il Comune di Grumo da parte di Di Giacomo con l’intermediazione di Defrancesco». Incarico effettivamente aggiudicato qualche settimana dopo con un impegno di spesa deliberato dalla giunta comunale di circa 4mila euro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)