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I soldi di Olivieri all’uomo del clan per acquistare voti

I soldi di Olivieri all’uomo del clan per acquistare voti

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

I soldi di Olivieri all’uomo del clan per acquistare voti

Così l’ex consigliere pagò Lovreglio: «A Madonnella gli ho trovato 40 voti, ma ne voleva 300». Negli atti dell’inchiesta il bilancio dei Parisi sulle elezioni comunali 2019

Mercoledì 06 Marzo 2024, 12:51

BARI - Giacomo Olivieri avrebbe dato diecimila euro a Tommaso Lovreglio, nipote di Savino Parisi, affinché il 40enne (incensurato, ritenuto però organico al clan) acquistasse i voti necessari a far eleggere la moglie Mari Lorusso.

Il particolare emerge da una conversazione registrata dal trojan della Polizia due giorni dopo le elezioni 2019. In un appartamento di Japigia si fanno i bilanci dell’operazione. «Ma a Japigia sono usciti quelli che dovevano uscire?», chiede Angela Parisi al nipote Tommaso Lovreglio. «A Japigia gli ho preso 186-187 voti (...) Tutti e due lisci li abbiamo portati». Il riferimento è, con ogni probabilità, sia a Mari Lorusso che a Michele Nacci, candidati della lista «Di Rella Sindaco», la prima eletta, il secondo no ma entrambi arrestati. «La metà di quelli che avevi... che volevano da te...», dice la donna. E così Lovreglio si spinge a fare i conti. «Io la verità sopra a Madonnella ho preso una quarantina, nell’azienda (l’Amtab, ndr) ne ho presi una quarantina (...) E qua (Japigia, ndr) ho preso parecchio. Mio suocero, quelli che portai a magiare, una trentina di persone...». Ma qualcuno ha tradito, nonostante i soldi avuti dal rampollo del clan che avrebbe pagato dai 25 ai 50 euro a voto. Tra chi non ha mantenuto le promesse ci sarebbe stato anche qualche parente, cioè Michele e Donato De Tullio (pure loro finiti in carcere): «Senti io vi rispetto perché tu sei mio zio, tu sei mio cugino, però voi avete un’altra mentalità, un altro modo di pensare, un altro modo di fare...».

Alla fine il bilancio del quarantenne nipote di Savinuccio è positivo. «Lei entra - dice Lovreglio riferendosi alla Lorusso - perché è capolista... da qua solo ha preso quasi mille voti, 910 mi pare che ha preso». Mentre invece Mario Visciglia, fedelissimo prestanome di Olivieri, non ce l’ha fatta. «Mo... - dice Tommaso - Visciglia è stato proprio tradito... Visciglia quarto, quelli che non hanno due giorni di politica (sta parlando di Nacci, ndr) si sono messi là e sono arrivati secondi». «Però un Olivieri a prendere mille voti...», commenta un cugino presente al colloquio. «Però Vito ti posso dire una cosa? Dove sono andato e sono andato come parli di lui la gente si irrigidisce». La zia conferma: «Nessuno lo voleva sentire. Io andavo alla dietologia, quella “Non esiste proprio - faceva - no no no Olivieri? Il truffatore”».

Nell’autorizzare la proroga delle intercettazioni, il gip Marco Galesi ha rilevato il rapporto esistente tra Olivieri e Lovreglio, ricordando la cena svoltasi a Polignano «all’indomani della definizione degli assetti elettorali del centrodestra in seguito allo svolgimento delle primarie, in cui hanno partecipato anche Donato e Michele De Tullio. Quest’ultimo peraltro, in una conversazione con Tommaso Lovreglio antecedente di qualche giorno rispetto a tale cena, aveva espressamente manifestato l’esigenza di ottenere somme di denaro in cambio di voti».

È poi lo stesso Lovreglio a «confessare» i soldi presi da Olivieri, parlando con la moglie la mattina alle 11 del giorno delle elezioni. «Devo andare al Comune, dobbiamo andare a prendere le persone, devo andare a votare... che io tengo da prendere... ho preso diecimila euro. Non è che ho preso cento euro. A Donato (il cugino di cui si parlava prima, ndr) gli ho dato 1.400 euro gli ho dato... e che ha fatto?».

Ma del resto Olivieri è molto chiaro sulla difficoltà di reperire voti anche a pagamento, come risulta in una intercettazione ambientale del 15 maggio 2019 con Nacci e alcuni suoi amici tra cui un dipendente dell’Amgas, Mirko Massari. Olivieri aveva dato un assegno di 20mila euro a Gaetano Strisciuglio (incensurato ma ritenuto appartenente all’omonimo clan, finito in carcere insieme a Massari) a garanzia di altri voti, assegno che però gli viene restituito. «Se facevamo questa cosa - dice Olivieri ai suoi amici - 1.500 voti in più significa 2.200 [voti]. Uno ce li ha da parte, li investe e poi glieli diamo... Non mi viene in mente niente perché io sto già con i miei impegni». Massari, che sembra aver chiesto all’avvocato qualche tipo di favore, spiega a Olivieri perché Strisciuglio non voleva accettare l’assegno: «“Io mi posso muovere con i soldi avanti, perché mi serve la garanzia”. Disse: “Se a questi succede qualche cosa io me la devo prendere con voi”. Con noi? Dove vai? Allora dammi l’assegno che io te lo porto indietro. E allora ho detto a lui: tutti sopra a me vi siete appoggiati, quell’assegno glielo devo portare indietro alla persona, che dobbiamo fare, che cosa è questo conto sospeso. Che noi dobbiamo dormire tranquilli».

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