BARI - «Ho litigato con un parcheggiatore abusivo e mi hanno tagliato uno degli pneumatici». Assillanti, molesti e sempre più aggressivi. Cattivissimi loro. Guardiamacchine «contra lègem» sempre più arrabbiati, incarogniti, pronti a menare le mani. Sono diventati un problema sociale da quando hanno cominciato a sgomitare, a pestarsi i piedi a pretendere non più il «caffè» ma la «paghetta». La guerra per un pezzo di marciapiede è sempre più feroce, il mercato è saturo. E non importa se per terra ci sono le strisce blu dei parcheggi a pagamento. La richiesta dell’obolo si fa sfacciata e va ad aggiungersi all’obbligo per l’automobilista di dotarsi ed esporre il grattino.
«Avevo appena parcheggiato la mia 500 sul Lungomare di Crollalanza, alle spalle della Camera di Commercio e timbrato il grattino orario. Nel portamonete mi era rimasta qualche moneta, meno di un euro e lui si è avvicinato» la testimonianza di Franco Bianco, quarantenne, residente in provincia, agente di commercio è straordinariamente ordinaria.
«Era sicuramente italiano - racconta - con la visiera del berrettino da baseball colore nero calato sulla fronte e il cappuccio della felpa alzato, indossava un paio di jeans sgualciti si esprimeva con un pesante accento barese. Prima ho rifiutato di pagare, aveva già speso 4 euro di grattino, poi gli ho dato i soli spiccioli che avevo ancora in tasca, 80 centesimi e quasi me le tirava dietro. Ha alzato la voce, voleva almeno due o tre euro. “sono senza lavoro” mi ha detto. Non potevo dargli altro. Ha cominciato a bestemmiare e a minacciarmi. C’era molta gente per strada, qualcuno si è avvicinato. Il parcheggiatore abusivo si è allontanato brontolando e sputando. Quando sono tornato uno degli pneumatici posteriori era a terra. Ho cercato quell’uomo e non l’ho più trovato. Ho montato il ruotino. Il gommista ha trovato un bello squarcio nella gomma. Niente riparazione. Certo non posso giurare che sia stato lui ma..... Se me lo trovassi davanti ancora forse non lo riconoscerei, cercavo di non guardarlo ma la sua voce mi è rimasta nelle orecchie per diversi giorni.»
Nonostante il fiato sul collo delle forze dell’ordine, i controlli, le sanzioni, gli ammonimenti sembra immutato il numero delle strade presidiate dagli abusivi: via Cifarelli, via Capruzzi, via Oberdan, ponte Garibaldi, via di Vagno, piazza Gramsci, Lungomare Nazario Sauro, piazza Diaz, largo Giannella, lungomare Di Crollalanza, piazza IV Novembre, Imperatore Augusto, piazza Cristoforo Colombo, corso De Tullio, corso Vittorio Veneto, via Brigata Regina.
Tra gli obiettivi davvero «sensibili» ci sono soprattutto le strade intorno al cimitero monumentale, a piazza Massari e piazza Libertà (Prefettura) e gli ospedali San Paolo, Policlinico, Di Venere e Mater Dei. Fette di territorio presidiate tutto l’anno con turni di 12 ore secondo criteri che vedono gli abusivi dividersi più o meno equamente le aree di sosta più ambite. Sono sentinelle, sono occhi e orecchie puntati sulla strada, ricettacolo di informazioni che all’occorrenza vendono al migliore offerente. E se alle famiglie di malavita versano «una tantum» una percentuale dei guadagni capita che, per ingraziarsi i favori dei malamente, regalano qualche buona dritta.
Facendo un calcolo al ribasso, in un mese il business del parcheggio abusivo porta nelle tasche di un guardiamacchine che è riuscito ad accaparrarsi una posizione di favore, almeno 700 euro, tutto in nero ed esentasse.
La proiezione mensile sull'intera città, comprese le aree più periferiche dove il mercato è meno redditizio, calcolando in media tra le 20 e le 30 postazioni , presidiate ogni giorno da un minimo di 2 «sentinelle», lascia immaginare che ogni 30 giorni, il giro di questi lavoratori non autorizzati della strada riesca a spillare dai poveri automobilisti, sempre più maldisposti, una somma superiore ai 40mila euro.
Non ci sono spese vive, niente costi, niente debiti, nessun ammortamento, nessun'altra voce di bilancio, nel capitolo delle uscite, se non una: provvigioni per il clan dominante nel quartiere.