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Natale sulla tavola dei baresi: si spenderanno almeno 500 euro

 
g. flavio campanella

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g. flavio campanella

Natale sulla tavola dei baresi:  si spenderanno almeno 500 euro

Per pranzi e cenoni è stimato un rincaro del 15%, e i consumi si riducono. Rispetto al 2021 il balzo è addirittura del 55%

Martedì 19 Dicembre 2023, 13:11

BARI - Per ciascun cenone (in casa, altrimenti il conto aumenta…) una famiglia barese di quattro persone spenderà mediamente 250 euro, con una forbice considerevole fra i meno abbienti (50-60 euro, non di più) e i più benestanti, cifra che va arrotondata (300 euro almeno) se si comprendono i pranzi del giorno dopo. Di certo, si sborserà complessivamente il 15% in più dello scorso anno, percentuale solo apparentemente accettabile (si fa per dire), visto che in concreto si raggiungerà di fatto un +55% rispetto a due anni fa. L’anno scorso, infatti, l’aumento tendenziale (in confronto al 2021) fu del 40%.

Il tutto senza considerare le spese per i regali e magari quelle affrontate per chi decide di fare un viaggio.

«I prezzi dei principali prodotti da ricorrenza - attacca Dario Durso, referente barese del Codacons - non sono affatto diminuiti rispetto all'anno scorso. Al contrario, alcune categorie alimentari, hanno registrato un rialzo significativo, considerando il rapporto fra peso e quantità, nonostante un quadro differente rispetto al recente passato. Ad esempio, il ribasso delle tariffe energetiche, in confronto all'analogo periodo dello scorso anno, avrebbe dovuto favorire perlomeno un congelamento dei listini».

ISTAT L’Istat, divulgando qualche giorno fa i dati sull’inflazione a novembre, ci ha fatto quasi sperare in un Natale migliore e in un nuovo anno più promettente. Ma quando ci dicono che i prezzi hanno subito una frenata evidenziano soltanto una parte della verità. Sarà (lo è) che l’indice nazionale dei prezzi al consumo registra una diminuzione dello 0,5% su base mensile e un aumento dello 0,7% su base annua. Sarà (lo è) che il carrello della spesa, a livello tendenziale, ha invertito l’andatura (beni alimentari, per la cura della casa e della persona da +6,1% a +5,4%, alimentari lavorati da +7,3% a +5,8%, prodotti ad alta frequenza d’acquisto da +5,6% a +4,6%), sebbene ci sia d’altro canto una accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati da +4,9% a +5,6%.

CONFRONTO Quando, però, si raffrontano i dati considerando un periodo più lungo, ci si accorge che la realtà è un poco diversa da quanto emerge nel breve, come calcolato dal Codacons (la stima contenuta nell’incipit dell'articolo è la loro). Quindi: i prezzi sono tornati a raffreddarsi, questo è vero. Ma nella migliore delle ipotesi (per pochissimi prodotti, come le lenticchie) i prezzi rispetto alle scorse festività sono rimasti gli stessi (tutti i legumi però nel lungo periodo hanno subito un rincaro notevole). Basti l'osservazione fatta dal presidente provinciale della Fipe Confcommerco, il ristoratore Dino Saulle, alle prese con l’acquisto della materia prima per preparare pranzi e cenoni: «Non c’è settimana che non salga il prezzo di qualche bene alimentare».

CONSEGUENZA La conseguenza è inevitabile: si compra di meno. «In generale - continua Durso - attendevamo una discesa dei listini in assenza dei fenomeni che avevano determinato i precedenti rincari, ma purtroppo tale aspettativa è stata disattesa. Come conseguenza, i segnali relativi alla propensione all’acquisto, manifestati in questi giorni dai consumatori baresi, spingono purtroppo nella direzione di un riduzione della domanda. La settimana scorsa, quando sono state fatte le nostre rilevazioni, gli scaffali di gran parte dei negozi da noi monitorati erano quasi tutti ancora pieni, a dimostrazione del fatto che i consumatori non sembrano particolarmente interessati a comprare prodotti natalizi».

RIDUZIONE L’atteggiamento dei consumatori deriva, oltre che da una minore disponibilità economica, forse anche dalla disaffezione verso una ricorrenza divenuta ormai una routine consumistica. «Credo che la consuetudine incida - conferma Durso - così come ha inciso nel recente Black Friday, per il quale si è registrato un decremento del 20% rispetto al 2022. Ma si potrebbe dire lo stesso di altre iniziative commerciali, massive e cicliche. Di sicuro va però considerata la riduzione verticale del potere di acquisto dei baresi, dovuta a redditi immutati, a fronte dell’aumento spropositato dei prezzi. Va considerata anche la fine di alcune importanti provvidenze statali, che davano ossigeno, sia pure estemporaneo, alla classe media. Per il resto, potrebbe trattarsi, almeno per una parte degli acquirenti, di una tattica di attesa, che si starebbe improvvisando nella speranza di approfittare di qualche offerta last minute della grande distribuzione, proprio a ridosso della vigilia, magari soltanto per confezionare i presenti destinati ad amici e parenti. Questa speranza però è probabilmente mal riposta poiché le offerte promozionali saranno limitate e poco significative anche quest’anno, analogamente a quanto accaduto lo scorso Natale, per via della particolare congiuntura economica che sta investendo anche la grande distribuzione, con l'aumento dei costi fissi, di gestione».

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