BARI - Nel centrosinistra tutti brandiscono la bandiera dell’unità, ma dal tavolo riunito ieri emerge plastica la distanza tra le due opzioni in campo per Bari: da un lato c’è quella del Pd e dei movimenti civici, a partire da Con, che auspicano un azzeramento di tutte le candidature per ricercare un nuova figura unificante, e dall’altro la proposta dei sostenitori della discesa in campo di Michele Laforgia. Per il penalista si sono espressi a favore Sinistra italiana, Psi, Verdi, +Europa, Italia viva, la Giusta Causa e la Casa del Popolo.
Anna Maria Candela, vicepresidente della Giusta Causa, spiega così la posizione dell’area progressista e movimentista: «Abbiamo preso atto dei diversi punti che ormai ci uniscono: la centralità del progetto che proietti Bari nel prossimo decennio, mettendo prima le idee, la sintesi politica piuttosto che la sintesi numerica delle primarie, la centralità del candidato sindaco come interprete e garante del programma». Ci sono però dei rilevanti distinguo rispetto agli altri interlocutori al tavolo che auspicano un azzeramento anche dalla candidatura di Michele Laforgia: «A questo punto riteniamo che a Bari non serva un arretramento, con la richiesta di azzeramento anche rispetto alla candidatura autorevole di Michele Laforgia, dopo l’autoazzeramento operato dal Pd. Anzi - chiarisce la Candela - è necessario un passo avanti proprio verso la individuazione del candidato e delle sue caratteristiche: su questo tema chiediamo a tutte le organizzazioni presenti di esprimersi e di cercare la sintesi politica su un profilo alto». «Noi - conclude la dirigente della Giusta Causa - abbiamo proposto Laforgia, che non è una autocandidatura, ma una disponibilità che ha caratteristiche elevatissime, una elevata riconoscibilità all’esterno e nella città, e rispetto alle quali chi non concorda deve dire perché o quali ulteriori e diverse caratteristiche dovrebbe avere il nome nuovo che dovrebbe mettere d’accordo tutti». «E su questo fronte, quello degli scettici - chiosa con la “Gazzetta” - non abbiamo sentito argomenti convincenti».
Chi ha postulato un azzeramento per ricercare un nome unificante per tutte le anime della coalizione è stato il segretario regionale del Pd Domenico De Santis, che ha guidato la delegazione dem composta anche da Gianfranco Todaro e Titti De Simone: «Creare i presupposti per una divisione della coalizione è un favore alle destre che vorrebbero riconquistare la città. Per questo abbiamo scelto di ritirare i nostri tre autorevoli candidati sindaco - Marco Lacarra, Paola Romano e Pietro Petruzzelli - al fine di preservare la coesione della coalizione e lavorare insieme per programma e candidato che faccia sintesi». Sulla resistenza dell’area che sostiene Laforgia, De Santis replica così: «Nella riunione ho registrato quasi venti associazioni e partiti che chiedono l’azzeramento e non condividono la candidatura di Laforgia». «Il penalista barese - ha puntualizzato - è sostenuto solo da una piccola parte della coalizione». Da qui l’appello finale: «Serve una dimostrazione di responsabilità per rafforzare il valore dell’unità del centrosinistra: per questo - conclude De Santis - con un azzeramento generale avremo più forza nel ricercare una personalità unificante rispetto a quelle divisive presentate finora al tavolo». La riflessione sull’unità è stata parte dell’intervento di Nico Bavaro di Sinistra Italiana, pur schierato con Laforgia. La posizione di Con? Per Michele Boccardi, coordinatore regionale, «l’obiettivo principale per noi è tenere unita la coalizione. Ringraziamo il Pd per l’atto di responsabilità che ha avuto. Noi siamo pronti a fornire un contributo di idee e un candidato di un alto profilo che possa rappresentare l’unità di tutte le forze in campo». L’ultimo intervento è stato quello dei 5S, con il coordinatore regionale Leonardo Donno. Il parlamentare salentino ha chiarito che non ci sono veti «né su Laforgia e né sui candidati dem che il Pd ha ritirato per facilitare la discussione. Valutiamo l’unica candidatura di Laforgia: non abbiamo preclusioni ma è fondamentale che questa figura sia condivisa dalla maggioranza della coalizione. Spero che il penalista venga nel prossimo tavolo a spiegare le sue ragioni e a capire se c’è spazio per fare una sintesi o meno». Poi l’attacco ai renziani: «Perché rimanere al tavolo - ha chiuso Donno - poniamo la condizione che non ci sia Italia viva. C’è distanza siderale su temi e idee».
Il tavolo si è riaggiornato alla prossima settimana complicando il lavoro dei mediatori alle prese con una difficile ricucitura delle divergenze emerse nella serata.