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Bari, questione gazebo: Decaro sta con i ristoratori

 
g. flavio campanella

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g. flavio campanella

Bari, questione gazebo: Decaro sta con i ristoratori

Il sindaco: «La Soprintendenza non può decidere la distanza dagli edifici»

Sabato 21 Ottobre 2023, 13:13

La calma è solo apparente. C’è aria di buriana dalle parti di Bari vecchia, non tanto quella a cui hanno dovuto far fronte nella notte di ieri i ristoratori di Bari vecchia per evitare danni ai dehor: alcuni di loro hanno infatti dovuto lavorare fino a notte inoltrata per mettere al riparo le strutture dal forte vento di scirocco («a dimostrazione di quanto sia inopportuno e pericoloso disancorare dai muri, come di fatto richiesto dalla Soprintendenza»).

Piuttosto, si intravvede all’orizzonte uno scontro, finora rimasto sotterraneo, tra la Soprintendenza e il Comune sulla questione dello spostamento delle strutture (e quindi di paraventi, tavolini e sedie) a 1,20 metri dagli edifici, come stabilito dal decreto del Segretariato regionale del Mic. Ieri mattina, infatti, intervenendo in una trasmissione radiofonica locale, il sindaco Antonio Decaro ha espresso la posizione dell’Amministrazione sulla vicenda. «L’interpretazione della Soprintendenza - ha detto il primo cittadino - è di utilizzare gli arredi del regolamento comunale in tutta la città tranne che nelle zone vincolate, per le quali bisogna chiedere l’autorizzazione. Ma ci sono questioni che secondo noi sono fuori dalla competenza della Soprintendenza, come ad esempio stabilire le distanze dai muri. Sosterremo i ricorsi degli operatori e poi vedremo se sarà il caso di attivare un tavolo di lavoro».

RICORSO Dal momento che molti dei ristoratori, dopo aver fatto istanza di rinnovo, sono ormai vicini al rigetto dell’autorizzazione per la somministrazione di alimenti e bevande (il 29 ottobre scadono i 45 giorni concessi ai primi locali interessati per allontanarsi dagli edifici uniformandosi così ai dettami del decreto), è imminente il ricorso al Tar per ottenere una sospensiva. Gli specialisti che assistono i commercianti ritengono ci siano i margini per riuscire a spuntarla. Perché, a parte le questioni relative alla competenza e alla reale efficacia del provvedimento («quale differenza di visibilità ci può essere distanziando i dehor di 1,20 metri?», si chiedono gli operatori), c’è un fatto incontrovertibile, oltre ai rischi per l’incolumità conseguenti al disancoraggio dei dehor: molti locali non hanno lo spazio sufficiente per potersi adeguare.

«A essere coinvolti - afferma Gianni del Mastro, referente dell’associazione We are in Bari - non sono soltanto gli esercizi situati in via Manfredi. Ci sono. Ad esempio, quattro locali in piazza Mercantile che non possono assolutamente spostarsi di un centimetro perché è necessario lasciare sgombro il passaggio per i mezzi della Guardia di Finanza, visto che c’è la sede del Comando I Gruppo Bari. L’alternativa sarebbe sostanzialmente rifare tutto, per adeguarsi alle nuove dimensioni, con costi di decine di migliaia di euro, oltre al danno di un minore spazio per ombrelloni, tavolini e sedie e quindi di una capienza inferiore. Non vorremmo alzare polveroni, ma dobbiamo tutelarci (in previsione c’è anche un sit-in davanti alla sede della Soprintendenza - n.d.r.)».

RICHIESTA La richiesta dell’associazione è che Comune e Soprintendenza si parlino per davvero, in modo da giungere a una soluzione. «Da quanto emerge dalle parole di Decaro - dice Del Mastro - sembra che in realtà il Comune sia stato tenuto fuori dal confronto e dalla decisione di spostare i gazebo dagli edifici. Ovviamente noi apprezziamo quanto il primo cittadino ha detto, cioè che sostiene la nostra battaglia. Immaginiamo riconosca il ruolo che ha ricoperto e ricopre la nostra attività nel rilancio del turismo in città. Sappiamo che la gastronomia è al primo posto per indice di gradimento fra coloro che visitano la Puglia e il capoluogo. Bisogna dunque preservare il patrimonio di tante attività che hanno fatto investimenti consistenti evitabili se fossero state poste condizioni differenti. Confermare le disposizioni della Soprintendenza significherebbe penalizzarci ingiustamente. Abbiamo l’assoluta necessità di arrivare a una conclusione perché abbiamo quasi tutte le licenze in forse. Non possiamo permetterci di continuare ad operare con una situazione di incertezza. Sarebbe opportuno consultarci».

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