MONOPOLI - Inghiottito dalla grotta più profonda della Puglia è stato salvato dai Vigili del fuoco che lo hanno riportato in superficie al termine di un’operazione di soccorso lunga e complessa durata 4 ore. Un esploratore di 24 anni del Gruppo speleologico ruvese, caduto durante la discesa in grotta è rimasto bloccato a causa della lussazione della spalla tra rocce bianchissime, cavità carsiche, gallerie e condotte oscure a oltre 80 metri sottoterra.
Stava scendendo con i suoi amici speleologi nella Grave Rotolo detta anche Abisso Donato Boscia, che entra nel cuore della terra a partire da un pozzo che si trova nella masseria Rotolo lungo il canale di Pirro, a sei chilometri dalle grotte di Castellana, nel territorio comunale di Monopoli, località Cavallerizza.
Si tratta della cavità più profonda della Puglia. Si sviluppa lungo una dolina di circa 1200 metri che tocca le città di Fasano, Castellana Grotte, Locorotondo, Alberobello, Putignano, Monopoli e allo stato attuale delle esplorazioni, raggiunge una profondità di meno 324 metri. Scoperta nel 2012 dagli speleologi del Gruppo Archeologico Speleologico Pugliese è una delle due uniche grotte della regione che permette un accesso diretto alla falda acquifera. In alcuni punti si trova al disotto del livello del mare.
Una sfida irresistibile per gli appassionati di «viaggi al centro della terra ma anche una discesa pericolosa che gli esperti conoscono bene e prendono sul serio.
Il giovane speleologo si stava calando nelle viscere della terra insieme ad altri dieci appassionati ed esperti osservatori di caverne naturali, quando, per ragioni non ancora chiare, ha perso la presa ed è precipitato. Nella caduta, per fortuna breve, ha urtato la spalla procurandosi la fuoriuscita della testa dell’omero dalla cavità glenoidea della scapola. Una lussazione anteriore (con l’omero che si è spostato davanti alla scapola), particolarmente dolorosa che lo ha menomato determinando «un’ impotenza funzionale severa» e di fatto condannandolo a non poter più usare il braccio per issarsi lungo quel pozzo così profondo.
La speleologia, come ogni attività di esplorazione, comporta sempre un certo grado di rischio. Nonostante l’attenzione alla sicurezza e le precauzioni adottate, gli incidenti possono comunque accadere. Per questo motivo, gli speleologi sono preparati ad affrontare situazioni di emergenza e conoscono le tecniche di primo soccorso.
Il giovane di Ruvo non poteva più muovere l’arto con il rischio di determinare complicanze a carico del sistema vascolare e nervoso. Se fosse stato da solo sarebbe rimasto prigioniero di quella grave ma per fortuna i suoi compagni, tutti ben attrezzati, preoccupati per l’avvicinarsi del buio, non hanno perso tempo lanciando immediatamente l’Sos.
La richiesta di aiuto è arrivata alla sala operativa dei Vigili del fuoco alle 17 mettendo in moto la macchina dei soccorsi. Sul posto è arrivato da Bari su mezzi fuoristrada attrezzati, il nucleo Speleo alpino fluviale, composto da 5 uomini. Si sono uniti alle operazioni una squadra di terra del Distaccamento di Putignano (altri 5 vigili) e tre specialisti elisoccoritori che sono rimasti sul posto mentre il loro elicottero, dopo aver sorvolato la grave per diverso tempo con il sopraggiungere della sera è stato costretto a tornare alla base. Dopo oltre quattro ore di lavoro complesso e delicato, alle 21 lo speleologo ruvese è stato portato in superficie, sano (quasi) e salvo. Hanno dato il loro contributo anche gli specialisti del Cnsas Puglia (Soccorso Alpino e Speleologico).