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Bari, farmaci: è stretta sulle ricette mediche

Bari, farmaci: è stretta sulle ricette mediche

 
Flavio Campanella

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Flavio Campanella

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Assistenza e cura, il diktat: regole da rispettare. Si torna a pagare i prodotti per intero

Domenica 24 Settembre 2023, 12:52

BARI - Sono arrivati ai ferri corti. Quando in un incontro di alcuni giorni fa dalla Asl è emersa l’intenzione di recuperare le somme relative alla spesa sostenuta a causa di prescrizioni di farmaci errate, perché fatte senza seguire le indicazioni (le cosiddette note) che stabiliscono per quali patologie e in quali condizioni l’utilizzo del medicinale è riconosciuto rimborsabile dal Servizio sanitario, i medici di medicina generale baresi hanno reagito con veemenza, minacciando iniziative di protesta e azioni legali per difendersi da una consuetudine ora non più tollerata: consentire di pagare il ticket, anziché il prodotto a prezzo pieno, anche ai pazienti per i quali l’agevolazione non è prevista. La scossa, però, ha prodotto comunque un effetto: la rassicurazione da parte dei medici di famiglia di interrompere le vecchie abitudini e di seguire, d’ora in poi, le indicazioni e seguendo pedissequamente le regole.

RITROSIA - Agli assistiti sarà senz’altro capitato recentemente di cadere dalle nuvole per aver riscontrato la ritrosia del medico curante alla prescrizione, ad esempio, di un gastroprotettore, chiesta e ottenuta magari da lungo tempo per disturbi gastrointestinali determinati in passato da piccole ulcere ormai cicatrizzate e però persistenti a causa di un’ernia iatale con erosioni superficiali che porta bruciori e reflusso, e che può causare ulcere e sanguinamento. Le complicazioni, fra cui il restringimento del tratto inferiore dell'esofago, causano difficoltà nella deglutizione, per non parlare del fatto che durante il sonno le secrezioni dello stomaco possono filtrare nell'esofago e nei polmoni, causando tosse cronica, dispnea e addirittura la polmonite.

Ciò nonostante, il servizio sanitario non contempla coperture per l’acquisto di inibitori della pompa protonica, che limitano la produzione di acido gastrico, generalmente a base di pantoprazolo o di omeprazolo. Li prevede solo in due casi: per la prevenzione delle complicanze gravi del tratto gastrointestinale superiore in trattamento cronico con farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) o in terapia antiaggregante con acido acetilsalicilico (come l’aspirina) a basse dosi oppure purché sussista una delle seguenti condizioni di rischio: storia di pregresse emorragie digestive o di ulcera peptica non guarita con terapia eradicante, concomitante terapia con anticoagulanti o cortisonici o età avanzata (over 80). L’eccezione è consentita dopo una gastroscopia a causa di un episodio di gastrite: in caso di un referto recente la terapia (appunto prescrivibile) è comunque limitata ad un mese.

STRETTA - L’esempio serve a comprendere il quadro della situazione, con i pazienti chiamati a pagare di tasca propria e i dottori condizionati da decisioni amministrative che nulla hanno a che fare con le valutazioni cliniche e che mettono loro anche in cattiva luce nei confronti di assistiti a cui è negata la possibilità di pagare un farmaco di meno. Ma la stretta è complessiva (visto che in moltissimi casi si è andato oltre il consentito), sebbene sia tutto da dimostrare, secondo i medici di base, il vantaggio economico di questo richiamo all’ordine nella prescrizione dei medicinali.

«Nel caso specifico dei gastroprotettori - afferma Francesco Pazienza dello Smi (Sindacato medici italiani) - chi negli anni ha chiesto la pillolina ha evitato di fatto, tranne nel caso di peggioramenti, consulti ed esami strumentali periodici che costerebbero al servizio sanitario ben più della compartecipazione all’acquisto del farmaco. Certamente va fatta una ricognizione perché ogni caso è a sé. Ma ci sono decisioni incomprensibili. Ad esempio, hanno ristretto la prescrivibilità dell’eparina a basso peso molecolare. Èprevista solo in caso di fratture, ma è dimostrata l’efficacia, oltre che per flebite e trombosi, anche per l’ictus. In questi casi si deve pagare il medicinale per intero. Chiedo: rispetto a una persona che ha subito un ictus, devo sottostare a una nota indecente? Non dimentichiamo che abbiamo obblighi deontologici».

SPESA - Ai medici di medicina generale, cui viene continuamente sollecitato di avere una maggiore accortezza evitando prescrizioni solo perché richieste dai pazienti prediligendo eventualmente i farmaci generici e quelli meno costosi, in realtà da tempo si stanno battendo per l’abolizione delle note. «Dobbiamo intanto intenderci - sottolinea Pazienza - su una questione di fondo: la salute del cittadino viene prima dell’aspetto economico, per cui ci deve essere il giusto bilanciamento degli interessi. Le note sono atti di tipo amministrativo che esulano dal profilo clinico. Spetta a noi stabilire cosa serve all’assistito. Risulta evidente quindi la difficoltà nell’applicazione di queste indicazioni che, peraltro, restringendo il campo, vanno a minare il rapporto di fiducia che si instaura con il malato dovendo noi negare un farmaco che dovrebbe invece spettare. Comprendiamo la necessità di tenere sotto controllo la spesa farmaceutica, ma vorrei ricordare che il disavanzo determinato dalla spesa convenzionata è risibile rispetto ad altre voci, risultando essere pari all’1,6%.

A maggior ragione, lo scandalo sta nel fatto che vogliono imporre il farmaco da far utilizzare spingendo sui generici perché dicono che si risparmia. Ma non è affatto vero, visto che già adesso i costi in più degli altri prodotti sono a carico del paziente che paga il ticket. Piuttosto ci spieghino nel dettaglio il deficit di 450 milioni del 2022. Nella delibera della giunta regionale approvata a marzo per adottare delle misure di contenimento dei costi ci sono 110 milioni di costi energetici, 50 milioni di costi Covid non coperti da finanziamenti specifici, 105 milioni per il rinnovo del contratto collettivo nazionale, 100 milioni per la stabilizzazione del personale impegnato nell'emergenza Covid e 85 milioni di incremento della spesa farmaceutica, di cui 7,2 convenzionata. Si può sempre migliorare, anzi si deve. Sottolinerei che non si capisce perché non si affronta il problema della spesa farmaceutica indotta, non si applica compiutamente la dispensazione di farmaci, al momento delle dimissioni dei pazienti, da parte delle farmacie ospedaliere e perché non vengono fatte prescrizioni da parte di tutti medici che visitano i pazienti. E magari si potrebbero spendere meno soldi per l’adeguamento e arredamento degli studi dei dirigenti generali, amministrativi e sanitari anziché ipotizzare di recuperare somme minacciando i medici di base per le prescrizioni errate degli ultimi 10 anni. Qualcuno si è preso la briga di conteggiare quanto mediamente ciascun dottore di famiglia avrebbe dovuto sborsare: molte decine di migliaia di euro».

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