GIOIA DEL COLLE - E nel mirino della criminalità predatoria finirono i caseifici. Due rapine in sei mesi non costituiscono la prova provata che gli stabilimenti industriali per la trasformazione del latte in burro e formaggi di Gioia del Colle sono sotto il tiro di una banda di rapinatori. Tuttavia le modalità con le quali due uomini armati hanno fatto irruzione l’altra mattina nel caseificio «Fiocco di Latte» in via Giovanni XXIII, costringendo gli impiegati a consegnare l’incasso delle prime vendite, sollevano più di un sospetto e fanno riflettere.
Diverse sono le analogie, più qualche differenza nella forma piuttosto che nelle sostanza, con la rapina messa a segno lo scorso mese di marzo ai danni del caseificio, Barbianco che si trova in via Federico II di Svevia. Partiamo da quella più recente e poi torniamo indietro nel tempo. Venerdì mattina, sono le 5:30, quando una Fiat Uno bianca si ferma davanti all’ingresso del caseificio. Due uomini, incappucciati, scendono dall’auto che rimane accesa con l’autista pronto a ripartire. Il primo impugna una pistola, il secondo un fucile mitragliatore di fabbricazione russa, un Kalashnikov AK-47. Nel laboratorio ci sono gli operai e gli addetti alle vendite. Un bel po’ di gente. I due uomini fanno irruzione e tenendo i dipendenti sotto la minaccia delle armi li costringono ad aprire la cassa e consegnare il guadagno che è già importante. La compravendita dei prodotti ancora caldi avviene sin dalle prime ore del giorno. I compratori arrivano anche da lontano.
Preso il denaro i due incappucciati escono di corsa dal caseificio, raggiungono il complice sulla Uno e insieme si allontanano a tutta velocità senza incontrare ostacoli. Un lavoro rapido e pulito. Secondo una ricostruzione ancora non del tutto confermata, la vettura con i tre malviventi a bordo avrebbe imboccato la vicina provinciale per Noci. A marzo furono in quattro a dare l’assalto al caseificio Barbianco di via Federico II di Svevia. Calzavano caschi integrali da motociclista ed impugnava delle pistole. I testimoni dissero di averli visti scappare su uno Golf di colore bianco, con la targa coperta, verso Putignano.
Tra gli addetti ai lavori comincia a serpeggia il malumore e la paura. Era da tempo che fatti del genere non si verificavano. Il settore è trainante per l’economia della città. Parliamo di aziende che lavorano, ogni notte, almeno 120 quintali di latte. La routine vuole che nelle prime ore del giorno la distribuzione del prodotto fresco tra gli acquirenti è già cosa fatta. Gli acquirenti ripartono con i furgoni pieni quando fuori è ancora buio o comincia ad albeggiare.
Dopo l’ultima razzia i carabinieri della Stazione e del Comando di Compagnia sono al lavoro. Sugli esiti dei primi accertamenti viene mantenuto un riserbo molto stretto. Si sa che i militari hanno raccolto le registrazioni delle telecamere di sicurezza presenti sia nel laboratorio industriale che all’esterno. Sono stati sentiti una serie di testimoni. Una serie di indiscrezioni per il momento non confermate parlano di una banda di «gente del posto», forse non criminali gioiesi ma comunque persone che bene conoscono il territorio e che hanno potuto contare su informazioni di prima mano sulle abitudini del caseificio.