BARI - Controllare la trasmissione nelle aree infette per rallentare i contagi e ridurli fino a fermare la Xylella. Il professor Francesco Porcelli, entomologo del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell’Università di Bari invita a cambiare approccio nel contrasto al patogeno senza perdere tempo perché, dopo Salento e Brindisino, è già in sei Comuni del Barese e minaccia il cuore produttivo dell’olivicoltura regionale: Bitonto e Corato.
«Occorre una nuova strategia integrata - ha detto intervenendo al workshop MathAIEOapp di Bari – e l’efficacia del controllo dell’infezione da Xylella dipende dalla morte del vettore alla prima alimentazione».
Il Philaenus spumarius L., più noto come Sputacchina, è il principale agente di trasmissione della Xylella fastidiosa pauca che intacca le piante fino al disseccamento. Gli alberi infetti sono serbatoi del patogeno e sostengono i cicli annuali di invasione, attraverso l’acquisizione e la diffusione da parte di vettori residenti. I vettori, oltre al danno proporzionale al loro numero, propagano il patogeno nel tempo e nello spazio, anche più di una volta per vettore. Il punto è proprio questo: non serve il controllo dei vettori, «bisogna puntare al controllo dell’infezione».
Allo stato attuale, si legge in una nota Uniba, «la soglia di azione per il controllo dei vettori è inaccettabilmente bassa nella pratica», dato che ogni vettore può acquisire Xylella anche solo assaggiando una pianta infetta e moltiplicare le infezioni nella finestra di vita degli adulti.
«Il nostro approccio – prosegue il prof. Porcelli dando voce al lavoro di altri 13 ricercatori (Alessandro Petrontino, Angela Maria D’Uggento, Annalisa De Boni, Cristiano Tamborrino, Domenico Valenzano, Francesca Garganese, Giovanni Ottomano, Ugo Picciotti, Angela Martinadonna, Fasma Diele, Iole Armenise, Antonella Liccardo, Annalisa Fierro) - suggerisce di controllare “l’infezione 1” (la prima trasmissione che porta al processo infettivo su una pianta indenne), riuscendo a uccidere ogni vettore al momento della sua prima alimentazione su olivo con fattori di mortalità fisici, chimici e biologici. L’azione tenta di ridurre alla proporzionalità diretta ogni capacità di infezione del vettore».
Dagli studi di Uniba e Cnr emerge che il controllo della trasmissione nelle aree infette e in quelle esenti può rallentare in modo significativo la Xylella fino a fermare l’invasione del patogeno. Una scarsa popolazione di vettori renderà rare le acquisizioni e le trasmissioni, portando all’isolamento del batterio nelle piante infette. La morte progressiva delle piante malate ridurrà la malattia a pochi focolai attivi, semplificandone la gestione.
Come controllare l’infezione? «Un esempio – dice il prof. Porcelli - è l’utilizzo dei tensioattivi non pericolosi, sostanze che uccidono fino al 99% gli stadi giovanili come evidenziato da studi recenti di Domenico Valenzano, ricercatore di Entomologia agraria del Disspa di Uniba».
L’ulivo tuttavia, ospita una gilda di fitofagi che può minimizzare gli utili, anche compromettendo la qualità del prodotto. «La modellizzazione di una strategia olistica di gestione dei parassiti dell’olivo garantirà una produzione integrata, limitando gli insetticidi agli interventi strettamente necessari e mirati».