«Sono stato tempestato di telefonate per una cosa abbastanza banale». Vincenzo Colonna, 88 anni, professore emerito di Geologia dell’Università di Bari e geologo del cristallino che ha lavorato tanto in Calabria, non si capacita dell’attenzione ricevuta per le orme di dinosauro che ha riconosciuto sul litorale barese di Santo Spirito, durante una passeggiata vicino a casa. Non capita a tutti, certo, ma «ho l’occhio allenato del geologo e le ho viste subito – ci dice - ma da noi ce ne sono un’infinità e può capitare di vederne qualcuna». Si dice decisamente più sorpreso dal fatto che «quando ce ne sono molte, tutto tace». Come succede a Lama Balice o, dice ancora, come negli anni passati è successo al villaggio neolitico trovato a Palese, a poche centinaia di metri dalle orme di dinosauro che sono immediatamente rimbalzate sui giornali locali.
Davvero è facile trovarle?
«Basta una passeggiata sulle nostre spiagge con le scogliere calcaree. È piuttosto facile, consueto, trovare delle orme di dinosauro per il tipo di basamento che abbiamo. Sa che anche a Lama Balice c’è una vecchia cava di pietrisco abbandonata che conserva centinaia di impronte? Ma da quando è stato aperto il parco, la cava non è mai stata messa in sicurezza e non si possono vedere».
Come invece si può fare ad Altamura, dove si vedono migliaia di orme e le piste seguite dai dinosauri.
Oltre ad Altamura, ce ne sono nella cava di San Leonardo a Molfetta e in altre usate per i moli foranei. Nelle cave si fanno scavi per piani, seguendo la stratificazione della roccia. Spessori enormi da cui, a un certo punto, emerge il piano di calpestio con le orme. Lo stesso è successo a Lama Balice ma l’area non è aperta al pubblico».
Quindi c’erano tanti dinosauri dalle nostre parti?
«Qui c’erano zone di mare molto basse, grandi lagune come quelle che oggi vediamo alle Bahamas. I dinosauri si spostavano in massa verso le aree ricche di vegetazione lasciando impronte su sabbie poi diventate rocce calcaree. Le nostre rocce hanno circa 100 milioni di anni, un’età in cui c’erano i dinosauri. Una domanda che non ci si pone è perché abbiamo le orme ma non i fossili, che invece troviamo in Africa. La risposta è che la Puglia, geologicamente, è la parte emersa della zolla africana che premeva contro il continente europeo quando si sono formate le catene montuose, che da noi sono state prima le Alpi e poi gli Appennini. Sorpresa di pensare così la Puglia? Ma anche il fondale dell’Adriatico va visto come il prolungamento dell’Africa. In tempi lontanissimi tutte le terre emerse originavano un unico supercontinente, il Gondwana, che in seguito si è separato come si vede bene tra l’Africa e l’America meridionale. I dinosauri percorrevano un’area originariamente unita».
Come ha trovato le impronte?
«Un pomeriggio di un mesetto fa, un giorno di brutto tempo, ero in macchina e tornavo a casa. Vedo un bellissimo arcobaleno sul lungomare e fermo l’auto per fargli una foto. Sotto gli occhi, sulla scogliera al di là del parapetto, c’erano le orme: tre fossette. Il mio occhio da geologo è abituato a vedere certe forme e ho subito fotografato le impronte dei dinosauri mentre quella all’arcobaleno è venuta male!»
Si dice sorpreso per il clamore, una volta consegnata la notizia ai giornali, ma ovviamente anche per lei sarà stato emozionante un simile ritrovamento, peraltro vicino a casa.
«Mi ha fatto piacere vedere le impronte. E’ stata una sorpresa anche per me. Emozionante, certo, ma l’attenzione sta montando come la panna…e non capisco neanche l’idea di recintare un metro quadro di scogli quando hanno distrutto il villaggio neolitico di Palese con le tombe e le orme delle capanne. Più che transennare quegli scogli, meglio se vanno a Lama Balice che c’è una cava abbandonata».