BARI - Da un lato le famiglie sotto schiaffo per un sfratto imminente e talvolta inaspettato. Dall’altro gli studenti fuorisede alla disperata ricerca di un alloggio. Due categorie sociali oggi respinte dal mercato immobiliare. Quel mercato sempre più orientato verso altre formule contrattuali, meglio se legate al più redditizio settore dell’extralberghiero.
Il Comune lavora su più livelli per arginare l’emergenza abitativa. La carenza di appartamenti e stanze in locazione, e soprattutto a prezzi calmierati, sempre più amplificata dal fenomeno del momento: l’esplosione in città di palazzine e unità immobiliari convertite a b&b, affittacamere e locazioni brevi. E senza limiti territoriali, dai quartieri più centrali a quelli più periferici. Un tema di fortissima attualità – nei giorni scorsi gli universitari hanno simbolicamente protestato dormendo in tenda e organizzato dei flash mob per denunciare la mancanza di stanze e il caro affitti – affrontato a Palazzo di Città dalla commissione Edilizia e Territorio con l’audizione degli assessori Paola Romano (Politiche Giovanili) e Vito Lacoppola (Erp e Politiche per la casa). Un incontro, chiesto dal consigliere comunale Danilo Cipriani (Bari Bene Comune), per analizzare le strategie che l’amministrazione comunale intende mettere su campo per arginare una tendenza immobiliare che lascia sempre più per strada nuclei familiari, inquilini e studenti fuorisede.
E come annunciato dall’assessore Lacoppola il Comune potrebbe al più presto ragionare, di concerto con gli uffici di polizia locale, tributi e attività economiche, su un regolamento per i b&b, «un testo che, rispettando la legge regionale e nazionale, detti regole più chiare e limiti numerici per l’apertura delle strutture extralberghiere».
«Effettivamente in questo periodo – ha spiegato l’assessore ai consiglieri comunali – stiamo registrando un’ondata anomala di sfratti esecutivi, proprietari che non vogliono più rinnovare i contratti di locazione perché hanno deciso di trasformare l’unità immobiliare in b&b».
Nel prossimo bimestre sono almeno 36 gli sfratti previsti in città – causati anche da altre problematiche come la morosità incolpevole – e che andranno ad allungare la lista delle 400 famiglie in emergenza abitativa. «Nonostante il contributo che mette il Comune per la morosità incolpevole, spesso tra gli 8mila e i 12mila euro e a copertura di un intero anno di locazione – ha sottolineato Lacoppola – i proprietari non ne vogliono sapere e procedono comunque con lo sfratto. Inoltre, i tagli del governo Meloni al fondo ci preoccupa molto». Da qui la necessità, almeno su base locale, di rivedere i canoni concordati «fermi ormai ad oltre 20 anni fa e le relative agevolazioni tributarie legate anche all’Imu».
Parallelamente c’è anche il fronte degli studenti fuorisede e per il quale l’assessore Romano ha confermato interlocuzioni con Università e Politecnico per candidare nuove strutture a residenze e l’obiettivo «con la nuova programmazione europea di prevedere dei voucher comunali per sostenere le spese di locazione degli studenti basso reddito».
Sul patrimonio pubblico esistente, invece, poche le strutture disponibili a una riconversione residenziale. Confermati i 100 alloggi Arca a Mungivacca in quello che doveva essere uno studentato, il Comune ha tentato interlocuzioni anche ministeriali per ottenere palazzi militari, come l’ex Aeronautica in corso Sonnino, o caserme in via di dismissione.