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Santeramo, colpi di fucile contro l’auto del circolo Arci

 
Redazione Cronaca Bari

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Santeramo, colpi di fucile contro l’auto del circolo Arci

Durante l’evento musicale presso la vecchia stazione

Lunedì 22 Maggio 2023, 09:30

SANTERAMO - Colpi di fucile contro l’auto di uno degli organizzatori di una manifestazione culturale, a Santeramo in Colle, nello spazio gestito dal Circolo Arci Standby presso i locali rigenerati della stazione. A denunciare l’episodio sono Leonardo Palmisano, sociologo e scrittore, direttore del Festival Legalitria, e Davide Giove, musicista e insegnante, responsabile per Arci nazionale alla cura e sviluppo del Mezzogiorno,

«È complicato capire cosa sta accadendo. Un singolare accanimento contro una generazione che torna ad aggregarsi dopo il Covid e durante una fase storica che rischia di vederla implicata in una condizione di guerra. Il fatto è questo. Nella notte di domenica al Km 124 di Santeramo, lo spazio gestito dal Circolo Arci Standby presso i locali rigenerati della stazione, si svolgeva una delle tipiche attività di animazione culturale e sociale a cui quello spazio è destinato. Una serata di musica dal vivo e di forte partecipazione giovanile - raccontano -. Circa a mezzanotte la musica è stata smorzata dal rumore di ripetuti colpi di arma da fuoco. Una mano sconosciuta ha impugnato un fucile e ha sparato contro l’automobile di un organizzatore dell’evento».

«Perché? Cos’ha fatto, non quella persona, ma l’Arci, questo circolo Arci, per meritare di essere impallinato? Siamo di fronte a un episodio di una gravità assoluta, che attenta alla sicurezza pubblica, delle persone, e alla fruibilità libera della cultura. Siamo di fronte a un gesto che va adeguatamente sanzionato, ma che merita di essere analizzato», incalzano.

«Questo fatto si inquadra in uno scivolamento della sicurezza dei giovani verso una risposta violenta da parte di chi non li vuole, non li vuole aggregati ma li pretende chiusi in casa o li preferisce emigrati lontano da questa terra. C’è una parte di società che non ama i giovani e detesta l’aggregazione culturale, fino al punto di attentare, letteralmente a mano armata, alla vita culturale di una generazione, alla vita sociale di paesi e città - dicono ancora -. Un circolo Arci non è un covo di criminali, pertanto questo attentato ha un evidente volontà soffocatoria, asfissiante, mortificante. Come se stare insieme rappresenti qualcosa di deviante». «Se vogliamo, c’è una matrice culturale non diversa da quel che ha mosso l’attentato al Bataclan, dove fu scelto un locale per la musica dal vivo per affermare l’idea che non si deve stare insieme, non si deve socializzare. Come se ne esce? Intanto con la solidarietà al circolo. Frequentandolo e molto. Secondo, moltiplicando gli eventi e i circoli Arci, aprendone di nuovi e impiantandovi militanza musicale, culturale, letteraria, eccetera. Terzo, sostenendo l’economia culturale sana, che è cosa diversa dall’aggregazione che fa crimine e che soffre di una egemonia sottoculturale che sta attraversando le movide pugliesi. Quarto non lasciando questi giovani soli, non ostracizzandoli dipingendoli come nemici del decoro urbano, ma facendo cose con loro dove essi sono».

«"Quando sento la parola cultura, metto mano alla pistola" affermava Baldur von Schirach, il Reichsleiter della Hitler-Jugend nazista. L'Arci quando sente parlare di fucili, invece, sa mettere mano per alzare il volume della musica. Lo farà anche questa volta, ne siamo certi», concludono Palmisano e Giove.

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