BARI - Lunga vita alle attività storiche (almeno a quelle che restano). Via Sparano, il salotto dello shopping della città, ha attraversato trasformazioni radicali nel tempo: prima quella del restyling del 2018, che ha cambiato l’anima della via principale del centro per una vocazione più urbana ed europea, poi la trasformazione dettata dai grandi brand di moda, che piano-piano hanno affermato la propria presenza lungo tutto il corso. L’ultimo arrivo è stato quello del grande store di Zara Uomo e Zara Home (quest’ultimo prima presente solo in via Argiro), che ha preso il posto del negozio di abbigliamento Oysho.
L’esempio più lampante è sicuramente quello di Palazzo Mincuzzi, eretto tra il 1926 e il 1928 e appartenente all’omonima famiglia proprietaria dei grandi magazzini. Lì dentro, oggi, si possono ammirare ancora i resti della vecchia architettura commerciale, ma la sua vocazione barese ha lasciato il posto a un marchio internazionale, Benetton. Lo stesso brand che ha occupato anche Pallante, l’antico negozio di stoffe e tessuti presente in via Sparano dal 1933 e che aveva detto addio alla via dello shopping già nel 2013.
Negli ultimi anni la «cannibalizzazione» dei locali storici è andata sempre più veloce. C’è però chi resiste, anzi, «sopravvive». Usa questa verbo Giuseppe De Feo, socio di Adolfo Peroni. Un cognome che parla da sé: Adolfo rappresenta la terza generazione del negozio di abbigliamento da uomo più antico di Bari. Peroni è una vetrina che sembra essere ferma nel tempo.
Adolfo Peroni ha ereditato il negozio dal padre (ancor prima di lui, c’era il nonno). L’attività esiste dal 1902, Giuseppe De Feo, invece, è lì «solo» da 54 anni. Oggi come co-titolare, prima ancora nascosto nel retro bottega del negozio, dove studiava.
«Questi grandi brand di moda sicuramente rappresentano qualche problema per noi - racconta De Feo -, ma abbiamo la nostra clientela, quella che non andrà mai da H&M o Zara».
E il futuro, per loro, sembra essere ancora quello, una clientela raffinata alla ricerca di pezzi unici ed eleganti, che vive anche lontano da Bari e che non ricerca solo un abito, ma un’esperienza di altri tempi, è il caso di dire.
«Per ora - specifica - a fine anno rientriamo nelle spese. Di fatto, siamo rimasti solo noi e qualcun altro delle grandi botteghe storiche».
I nomi del passato che De Feo ricorda, anche con un pizzico di nostalgia, sono tanti: i magazzini Nova, dove oggi sorge una catena di profumeria, Ciccolella, Sant’Agostino... Tra gli altri nomi che più recentemente hanno ceduto il passo ai grandi marchi internazionali, c’è anche la gioielleria Trizio Caiati, che dopo 50 anni di attività è stata rimpiazzata nel 2019 da Ralph Lauren. Resiste invece la gioielleria Aquilino, in via Sparano 29, anche questa a conduzione familiare. Ancora la gioielleria di Mario Mossa, il cui punto vendita in via Sparano venne inaugurato nel 1999. Un negozio più «giovane» di Peroni, ma il successo della sua famiglia risale a un secolo prima, quando i Mossa posero le proprie radici nel capoluogo pugliese dopo essere partiti dal Salento. Sono soprattutto queste le attività che sopravvivono, quelle tramandate di generazione in generazione.
Intanto, la Confcommercio di Bari ha lanciato la certificazione delle attività storiche, assegnato a poco più di 200 punti vendita del capoluogo, da Marnarid fino alla salumeria-Gastronomia Paparella di Santo Spirito. Luoghi che, nonostante tutto, resistono nella propria vocazione barese, in una città che si adatta al turismo internazionale e alle trasformazioni sempre più veloci.