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Bari, appalti & mazzette: «Lavori affidati a un'azienda senza requisiti»

 
Redazione online

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aula di tribunale

Roberto Polieri, referente della sezione opere pubbliche della Regione Puglia, testimone d’accusa per le presunte tangenti all'ex capo della Protezione civile, Mario Lerario

Giovedì 11 Maggio 2023, 18:41

19:03

BARI - «Il subappalto dei lavori di Borgo Mezzanone non andava assegnato alla Dmeco di Donato Mottola. La società non era in possesso dei requisiti necessari per aggiudicarsi i lavori».

A dirlo è Roberto Polieri, referente della sezione opere pubbliche e infrastrutture della Regione Puglia, ascoltato come testimone dell’accusa nel corso del processo in cui l’imprenditore Donato Mottola è imputato per una presunta mazzetta da 20mila euro versata all’ex capo della Protezione civile pugliese Mario Lerario.

Lerario è già stato condannato con rito abbreviato a 5 anni e 4 mesi di reclusione per avere intascato la mazzetta di cui ha parlato Polieri oggi, ed un’altra tangente da 10mila euro da un altro imprenditore (anche lui già condannato).

Secondo il teste, «per i lavori, il cui importo era di 2,6 milioni di euro, era necessario un codice Soa (attestazione di qualificazione per la partecipazione alle gare d’appalto) che la Dmeco non aveva. Poco importa - ha aggiunto Polieri - che i lavori siano stati fatti bene, perché formalmente quella gara non andava attribuita alla società».

Polieri, insieme agli altri testi dell’accusa (l'attuale dirigente della protezione civile Nicola Lopane e al dirigente di sezione Francesco Plantamura) ascoltati oggi, ha sottolineato come la protezione civile e la sezione provveditorato-economato (di cui era dipendente Antonio Mercurio, ai domiciliari dal 9 febbraio) fossero sprovvisti di documenti cartacei relativi a diverse gare d’appalto.

Nel corso dell’udienza è stata ascolta anche la funzionaria della Regione Puglia Sabrina Della Crociata. «Il Rup aveva dato alla Dmeco di Donato Mottola una Cel (Certificato di esecuzione dei lavori) di tipo OG1 - ha ricostruito - Lerario mi convocò nel suo ufficio e, insieme a Mottola che era con lui, mi chiese di migliorare la Cel in OS18A, un grado che gli avrebbe dato una qualifica maggiore per i lavori successivi. Dopo pochi giorni annullammo la prima Cel, cambiandola nel senso che aveva chiesto Lerario».

«Senza le pressioni di Lerario - ha aggiunto - il rup (Antonio Mercurio, ai domiciliari dal 9 febbraio scorso) non avrebbe cambiato la Cel della Dmeco. Altre precedenti richieste dell’azienda per ottenere la OS18A erano state precedentemente respinte». 

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