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Bari, l’arte della solidarietà grazie a una mossa di judo

Bari, l’arte della solidarietà grazie a una mossa di judo

 
Alessandro Patella

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Alessandro Patella

Bari, l’arte della solidarietà grazie a una mossa di judo

Il maestro Bartoli da 8 anni allena allievi con disabilità: «La parola chiave è sempre la stessa: integrazione»

Domenica 09 Aprile 2023, 17:41

18:27

Si può continuare a imparare ogni giorno, anche se ti chiamano «maestro» da 42 anni. È questa la lezione che ha imparato Dino Bartoli, che dagli albori degli anni ‘80 insegna judo nel quartiere Japigia e oggi riceve i propri allievi anche nella palestra della scuola primaria “Montello”, a Carrassi. La storia che lo vede protagonista da otto anni è più particolare: l’allenatore ha messo su, a titolo gratuito, un corso dedicato a persone affette da disabilità mentale e fisica, con l’obiettivo di regalare loro qualche ora di divertimento e spensieratezza.

«L’idea - spiega l’istruttore - è nata durante un campo estivo nella palestra della scuola. I responsabili dell’associazione “Sideris” si presentarono da me per chiedermi la disponibilità a organizzare un allenamento di un’oretta per far fare ai loro ragazzi attività motoria nel periodo estivo. Da allora il nostro rapporto non si è più interrotto: tutti i martedì e i giovedì ci vediamo nella loro sede o in palestra da me, presso l’Ipercoop di Japigia, dalle 16 alle 17. E guai se non ci fossi, per loro».

Il corso del maestro Bartoli non si concentra solo sullo sport: «Del gruppo fanno parte otto allievi: tre ragazze, la più grande delle quali ha 40 anni, e cinque ragazzi. La nostra attività non si limita al judo. A loro interessa stare insieme agli altri, quindi ogni tanto faccio venire i miei atleti, li faccio allenare con loro e, se c’è la possibilità, li invito a salire anche sul tatami insieme. La parola chiave è sempre la stessa: integrazione».

Da questo punto di vista, la risposta dei ragazzi di Japigia, per il maestro, è stata eccezionale: «Ho la fortuna - racconta - di avere un seguito di ragazzi felici di darmi una mano e di collaborare con me senza cercare la minima pubblicità». Anche quei giovani atleti, come Bartoli, hanno probabilmente capito che, in quelle palestre, la vera lezione non è quella di judo. «Ogni giorno - afferma commosso l’insegnante - io imparo qualcosa. La più grande lezione che questi ragazzi mi danno è quella di sentirmi pienamente vivo. Tu li vedi lì e ti sembrano così indifesi. Eppure riescono a darti sensazioni difficili da descrivere a parole. Soprattutto quando riescono a raggiungere un obiettivo, un risultato che si sono posti magari anche da tempo, riesci a vedere concretamente la gioia nei loro occhi». La stessa gioia che il maestro riesce a scorgere sui visi dei ragazzi con trascorsi e vissuti famigliari difficili e problemi di inserimento in società che segue per un altro progetto, curato in collaborazione con l’associazione “Santi Medici” di Bitonto.

Questo continuo confronto con i ragazzi che allena spinge il maestro a dare sempre qualcosa in più: «Ci tengo a raccontare una storia. Tra i miei allievi c’è anche un ragazzo paraplegico. In genere, per loro è sempre difficile avere un contatto fisico con un’altra persona. Ebbene, noi lo abbiamo letteralmente tolto dalla sedia e gli abbiamo fatto fare la lotta a terra. Pur non potendo muovere le gambe, coloro che soffrono di paralisi parziale possono infatti allenare la parte superiore del corpo. Questo non soltanto permette loro di migliorare dal punto di vista motorio, ma è importante anche a livello mentale, perché porta ad avere un tipo di contatto fisico diverso dagli abbracci. Per me e per loro questa è una soddisfazione immensa».

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