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«Sei poliziotti diedero armi a De Benedictis»: agenti accusati di falso e peculato

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Arsenale scoperto ad Andria, il proprietario della masseria resta in carcere; l'ipotesi: «Le armi erano di De Benedictis»

Nuova accusa da Lecce: nei giorni scorsi a sei poliziotti del nucleo artificieri, due ormai in pensione e altri quattro tuttora in servizio, è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari

Venerdì 31 Marzo 2023, 10:31

11:04

Quattro delle oltre 200 armi e munizioni, anche da guerra, sequestrate ad aprile 2021 nel deposito sotterraneo di una villa di Andria e ritenute in gran parte di proprietà dell’ex giudice barese Giuseppe De Benedictis, sarebbe state cedute al magistrato da alcuni poliziotti.

È l’ipotesi attorno alla quale ruota la nuova indagine della Procura di Lecce nata dall’inchiesta sull’ex giudice. Nei giorni scorsi a sei poliziotti del nucleo artificieri della Questura di Bari, due ormai in pensione e altri quattro tuttora in servizio, è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari per i reati, a vario titolo contestati, di falso in atto pubblico, peculato, detenzione e cessione di armi clandestine, aggravati dall’aver agito «nell’esercizio delle funzioni istituzionalmente ricoperte».

A incastrare i sei poliziotti ci sarebbero le dichiarazioni dell’ex giudice, che dopo essere stato arrestato - prima per le mazzette dal penalista barese Giancarlo Chiarello finalizzate alla scarcerazione di clienti detenuti e poi per l’arsenale - ha reso diversi interrogatori, e il contenuto di intercettazioni ambientali e telefoniche.

Stando agli accertamenti dei colleghi della Squadra Mobile di Bari, coordinati dal pm di Lecce Alessandro Prontera, lo stesso che ha indagato sull’ex gip, in tre diverse occasioni - tra il 2015 e il 2021 - i sei poliziotti avrebbero falsificato i verbali di rottamazione delle armi e relativa distruzione delle cartucce, dichiarando di aver reso mitragliette e pistole inutilizzabili ma in realtà le avrebbero mantenute integre per poi cederle a De Benedictis.

Quelle stesse armi (due mitragliette calibro 7.65 da guerra, una pistola semiautomatica con matricola abrasa e un revolver) sono state poi sequestrate il 29 aprile 2021 nella villa di Andria di proprietà dell'imprenditore agricolo Antonio Tannoia. Lì, quando gli agenti della Mobile arrivarono, trovarono più di 200 pezzi, tra fucili mitragliatori, fucili a pompa, mitragliette (tra cui due kalashnikov, due fucili d'assalto AR15, sei mitra pesanti Beretta MG 42, 10 MAB, 3 mitragliette UZI), armi antiche e storiche, pistole, esplosivi, bombe a mano e una mina anticarro, oltre a circa 100mila munizioni.

Dopo il ritrovamento dell’arsenale, De Benedictis fu arrestato il 13 maggio (ed è tuttora detenuto ai domiciliari dopo circa 7 mesi in cella). L’ordinanza gli fu notificata in carcere dove si trovava già dal 24 aprile per corruzione in atti giudiziari (libero da pochi giorni). Per entrambe le vicende l’ex gip di Bari è stato processato e condannato in primo grado con rito abbreviato: 12 anni e 8 mesi di reclusione per le armi e altri 9 anni e 8 mesi di reclusione per quattro episodi di tangenti intascate in cambio di scarcerazioni. Ed entrambi i processi sono approdati in appello.

Proprio oggi si celebrerà l’udienza di secondo grado per la detenzione dell’arsenale, della quale l’ex giudice risponde in concorso con Tannoia (condannato anche lui a 12 anni e 8 mesi di reclusione). Il terzo co-indagato, il caporal maggiore capo scelto dell'Esercito Antonio Serafino, ha patteggiato la pena a 5 anni di reclusione.

I magistrati salentini per mesi, dopo il sequestro dell’arsenale nella botola della villa di Andria, hanno lavorato all’ipotesi di una «possibile sottrazione di talune delle armi in sequestro, - si leggeva negli atti a carico dell’ex gip - plausibilmente con la compiacenza se non proprio con il contributo di pubblici ufficiali infedeli».

E ora quella ipotesi è scritta nero su bianco in cinque capi di imputazione contestati a sei poliziotti. A cedere materialmente le quattro armi a De Benedictis sarebbe stato uno di loro, l’ex responsabile del nucleo artificieri, dopo essersene assicurato la disponibilità con la complicità di cinque suoi sottoposti.

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