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Teresa, ex operaia metalmeccanica condannata al «Le faremo sapere»

 
Rita Schena

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Rita Schena

Teresa, ex operaia metalmeccanica condannata al «Le faremo sapere»

Le parole della donna di fronte la platea di iscritti Cisl Bari nell'ambito del Consiglio generale

Mercoledì 22 Marzo 2023, 14:12

BARI - «A me piaceva il mio lavoro». Le parole di Teresa Loiacono di fronte la platea di iscritti Cisl Bari nell'ambito del Consiglio generale fa calare ogni mormorio. Gli occhi si velano a lei e a molti che la ascoltano. «Io sono una lavoratrice in somministrazione, una operaia metalmeccanica – racconta -. Sono stata in Getrag oggi Magna e mi piaceva quello che facevo. Ho lavorato anche in Natuzzi dove mi occupavo di cuciture, perché noi lavoratori somministrati siamo così, chiamati dove serve. Però il sogno di essere stabilizzata lo avevo. Di avere una certezza, di un bel lavoro che mi gratificava». Il Covid spezza i sogni di Teresa. Si abbassano le commesse e Magna non solo non stabilizza lei e gli altri colleghi in somministrazione, ma non li riprende proprio.

L'ALLARME - «Stiamo assistendo a lavoratori somministrati (gli ex interinali, ndr.) che raggiungono l'età pensionabile un giorno prima della loro stabilizzazione – ha spiegato qualche giorno fa Elena De Matteis, segretario generale Felsa Cisl Puglia -. Sì, il lavoro in somministrazione consente di reggere i cambiamenti del mercato, di leggerne i cambiamenti in anticipo, come un termometro tra la produttività delle imprese e la necessaria flessibilità, ma ora alcuni nodi irrisolti stanno venendo al pettine. Siamo allarmati dal la cessazione dei contratti di molti lavoratori dell'automotive in chiusura del 2022, così come di altri settori produttivi e soprattutto preoccupati per gli over 55». E tra quanti hanno perso il lavoro, gli interinali sicuramente sono tra gli impiegati più fragili del sistema. Condannati ad una precarietà costante.

LA CONDANNA DEL «LE FAREMO SAPERE» - «Quando anche l'agenzia ha concluso il suo rapporto di lavoro con me, visto che non c'era più opportunità ho bussato a tutte le porte – continua a raccontare Teresa -. Ho praticamente stalkerizzato le aziende inviando il mio curriculum e presentandomi. Ogni mese mi affacciavo a Porta Futuro per capire se c'erano possibilità. Non ho trovato mai nulla per me e dire che ho la mia specializzazione nel settore dell'industria. Poi dicono che serve personale che abbia esperienza, io ce l'ho, ma cercano sempre qualcuno più giovane, o con una tipologia di formazione differente. Ho collezionato una serie di “Le faremo sapere” dopo non so più quanti colloqui. Ma invece non fanno mai sapere nulla. Il silenzio. Mi dicono che nel resto d'Europa ad un lavoratore che fa un colloquio di assunzione danno sempre un feedback, anche per capire cosa si deve migliorare. Qui niente. In pratica nel momento in cui ti trovi fuori in quanto licenziato, sei sempre troppo vecchio per il lavoro e troppo giovane per la pensione».

IL DRAMMA - In pratica si perdono posti di lavoro nei settori tradizionali e non ci sono percorsi di riqualificazione che possano ricollocarli. Non per incapacità, mancanza di volontà o risorse (le agenzie di somministrazione dispongono di fondi specifici come il Formatemp), ma perché non ci sono concretamente offerte di lavoro sul territorio che possano permettere la ricollocazione.

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