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Bari, efficientare gli immobili residenziali è impossibile limitando le agevolazioni

 
G. Flavio Campanella

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G. Flavio Campanella

Bari, efficientare il patrimonio immobiliare residenziale è impossibile limitando le agevolazioni

In provincia di Bari sono circa tre su quattro le case che dovrebbero scalare le posizioni e raggiungere la classe energetica D. Luigi De Santis, vice presidente vicario dell’Associazione nazionale costruttori edili Bari-Bat «Serviranno misure straordinarie a lunga scadenza»

Giovedì 23 Febbraio 2023, 14:00

BARI - La transizione verde è straordinaria anche solo a pronunciarla. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare di ripercussioni, economiche e sociali. Più recente è la decisione, ormai definitiva, di ridurre le emissioni di CO2 chiudendo il mercato delle auto alimentate a benzina e a diesel, ma è niente rispetto a quanto sta avvenendo nel comparto dell’edilizia. Efficientare il patrimonio immobiliare residenziale è un’operazione simile allo sbarco su Marte. Anzi, è più facile (e più imminente) arrivare sul pianeta rosso (e magari costruirci degli insediamenti) piuttosto che ammodernare le nostre case secondo i dettami dell’Unione europea. In un decennio, a parte gli enormi capitali necessari, bisognerebbe completare un'operazione che, secondo la Ance (l’associazione nazionale costruttori edili), avrebbe bisogno di 630 anni per efficientare fino alla classe E il 15 % delle vecchie abitazioni. Se volessimo poi arrivare alla decarbonizzazione (emissioni zero) ce ne vorrebbero 3.800. In attesa di sapere in quale galassia saremo fra quasi quattro millenni, intanto è certo che in provincia di Bari, così come nel resto d'Italia, sono circa tre su quattro le case che dovranno (dovrebbero) scalare le posizioni e raggiungere in due lustri addirittura la classe energetica D.

Luigi De Santis, 39 anni, è vice presidente vicario dell’Associazione nazionale costruttori edili Bari-Bat. È evidente che serviranno misure straordinarie. Basteranno quelle che già ci sono?

«Mentre il nuovo rappresenta appena il 2% della torta, la stragrande maggioranza degli edifici residenziali rispondono a vecchie logiche di costruzioni dal punto di vista sismico ed energetico. Si tenga conto che il Superbonus, che tante critiche ha ricevuto per il consistente esborso da parte dello Stato e che solo nella nostra regione ha mosso 3,6 miliardi, ha coinvolto, dati al 31 gennaio scorso, appena 1.939 condomini su 22.460 interventi. Insomma, siamo soltanto all’inizio, se si pensa ad esempio che niente è stato ancora fatto per ammodernare il patrimonio dell’edilizia popolare, target per il quale in fondo la misura era ritagliata. Quindi per rispondere alla domanda: sì serviranno misure straordinarie a lunga scadenza».

Il Superbonus ha mostrato alcune falle: dai rallentamenti iniziali dovuti ad adeguamenti normativi e attuativi alle frodi che di fatto hanno portato al blocco di liquidità. Ora c’è una stretta per i futuri incentivi. Intanto, ci sono imprese che stanno fallendo perché non hanno ricevuto soldi dalle banche i cui crediti fiscali non sono ancora monetizzabili. C’è stato un incontro col Governo: si va verso la soluzione?

«Per sciogliere il nodo dei crediti incagliati la strada indicata è quella di intervenire attraverso le banche con il meccanismo della compensazione con gli F24. Un'altra apertura riguarda gli incapienti e i redditi bassi, che potrebbero continuare ad usufruire della cessione del credito per tutti i bonus edilizi. Questo è fondamentale perché consente di rimettere in moto i lavori nei condomini, consentendo anche a chi non ha capienza Irpef di ottenere le agevolazioni previste. Riguardo specificamente il Superbonus (le cui condizioni prevedono che la detrazione spetta nella misura del 90%, oltre che per i condomini, per le abitazioni unifamiliari, ma in quest’ultimo caso sempre che l’unità immobiliare sia adibita ad abitazione principale e che il contribuente abbia un reddito di riferimento non superiore a 15.000 euro, soglia che può salire in base al quoziente familiare - n.d.r.), studierei ulteriori incentivi in base alla disponibilità economica del nucleo, ad esempio riconoscendo a chi è sotto una certa soglia un 10% in più per ottenere così il 100%. Mentre ridurrei il beneficio all’80% per chi ha una condizione migliore e può permettersi di contribuire. Ma soprattutto introdurrei il parametro della classe energetica: più si sale, maggiori vantaggi si ottengono».

Viste le intenzioni dell’Ue, nel prossimo decennio si prevede in ogni caso un rilevante numero di interventi. Già oggi non è semplice trovare aziende, professionisti e operai qualificati. Non intravvede dei rischi all’orizzonte?

«Riguardo alla credibilità delle aziende, dal 1° gennaio è obbligatoria l’attestazione SOA OG1 (per le opere civili - n.d.r.) per chiunque voglia cedere il credito. In quanto ai professionisti e alla manodopera, un problema c’è, è indubitabile. Ad esempio, gli enti appaltanti stanno assumendo ingegneri per l’attività del Pnrr e noi non li troviamo. Per questo stiamo interloquendo, come Ance, con gli Ordini, con le Università e con le scuole. Siamo stati al liceo Salvemini nei giorni scorsi con l’obiettivo di strutturare un Ptco (Percorso trasversale per le competenze e l’orientamento - n.d.r.) per portare i ragazzi sui cantieri e avvicinarli al mondo dell’edilizia, che non è solo ricostruzione, ma anche rigenerazione. Serve poi un percorso per la cultura della maestranza. Penso alla formazione professionale, mettendo a disposizione risorse per ogni tirocinante».

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