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Bari, la scelta di Celeste, l’ultimo artigiano calzolaio a resistere in pieno centro

 
Rita Schena

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Rita Schena

Bari, la scelta di Celeste, l’ultimo artigiano calzolaio a resistere in pieno centro

«Qui è dove io ho avverato i miei sogni di bambino: fare scarpe. E non me ne sono mai pentito»

Giovedì 23 Febbraio 2023, 13:47

BARI - Nuova vita che si sta cercando di tracciare per via Roberto da Bari ha anche la passione di un mestiere di altri tempi, il calzolaio. Una piccolissima bottega di meno di 10 metri quadrati dove Celeste Capurso non si limita ad aggiustare scarpe, ma le realizza su misura. Come il lavoro di ricucitura che si sta cercando di costruire attorno ad una via del centro per riqualificarla e renderla più bella.

Non è facile nel Murattiano trovare botteghe artigiane. Si è perso un po' quel tessuto economico composito dove il bar era vicino ad una botteguccia, adiacente ad una boutique di lusso, con un palazzo antico e poi ancora un pub ristorante, in un caleidoscopio di funzioni che si intersecano come gangli vitali. No, oggi è difficile trovare queste realtà che invece ancora vivono in via Roberto da Bari, simbolo di un cuore pulsante dove i sogni si avverano.

«E dove io ho avverato i miei sogni di bambino», confessa Celeste Capurso con un sorriso che riscalda il cuore, mentre accarezza una scarpa appena terminata come fosse un figlio.

«Ciao Celeste», saluta una ragazza di passaggio. «Ehi maestro, grazie per la cintura», gli dice un residente mentre chiude il portone.

«Ma io preferisco che mi si chiami Celeste», dice con una certa umiltà. Una signora gli chiede delle scarpe lasciate per fare la forma, Celeste si arrampica sugli scaffali della bottega e prende una scatola.

«Fare le scarpe è sempre stato il mio destino – racconta -. Da bambino, avevo 6 anni, ho iniziato ad andare a bottega da un artigiano che lavorava a Bari vecchia. Un amore ancor prima di incominciare. Lui è stato il mio primo maestro. Uscivo da scuola ed andavo ad aiutarlo a raddrizzare i chiodi, a pulire le scarpe. Una scuola professionale incredibile. Quei profumi, quei gesti mi sono rimasti dentro, come le parole che mi disse abbracciandomi l’ultimo giorno: “ricordati di questo lavoro quando diventerai grande”».

Dopo l'esperienza di apprendista calzolaio, la vita di Celeste si snoda lungo direttrici diverse, tra lavori di ogni genere, dallo scaricare il pesce, all'impiego in una agenzia viaggi. «A 47 anni, sette anni fa, ho deciso che volevo fare quello che ho sempre amato: le scarpe. Così è iniziata la mia avventura di calzolaio».

Celeste riesce a tornare a bottega e riprendere certe maestrie che aveva sì visto da bambino, ma mai più praticato. «Ci ho messo un anno ad imparare ad aggiustare le scarpe – racconta -, solo dopo ho deciso che volevo proprio farle».

E così inizia il giro dei continenti a lezione da chi potesse trasmettergli la tecnica e l'eleganza. In America dove ha imparato a realizzare tutte le componenti di una scarpa, poi Londra per raffinarsi sul prodotto di lusso, da un maestro giapponese, maniacale per poter raggiungere la massima perfezione. «Infine sono andato a carpire i segreti di un artigiano toscano, il maestro Angelo - dice mostrando una foto appesa nella sua bottega -, che al contrario dell'insegnante giapponese mi ha spiegato come e perché è essenziale lasciare sempre qualche imperfezione, che rende il prodotto unico».

Le scarpe di Celeste sono pezzi artigianali che insegnano la pazienza. Tre mesi per realizzarne un paio. «Cuore, testa e mani, sono i fondamentali per un artigiano. Mai pentito della mia scelta e ora con la stessa passione faccio il tifo perché questa strada sia sempre più bella».

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