BARI - Dispiaciuti, pentiti e pronti a chiedere scusa. I due 15enni indagati per le aggressioni all’interno del Parco 2 Giugno (tre episodi tra dicembre 2021 e aprile 2022) hanno confessato quelle violenze da «branco» nei confronti di gruppi di adolescenti, dicendosi rammaricati e disponibili a scusarsi. Dopo la chiusura delle indagini notificata dalla Procura per i Minorenni, nei giorni scorsi i due hanno chiesto di essere interrogati. Gli atti che li riguardano sono stati depositati nell’udienza preliminare iniziata ieri dinanzi al gup Angelo Salerno nei confronti del terzo presunto aggressore, l’unico maggiorenne, il 19enne Giuseppe Tigri che - alla luce dei nuovi documenti - si è riservato di chiedere il rito abbreviato. In udienza si è costituita solo una delle sei presunte vittime delle diverse aggressioni. Si tornerà in aula il 4 aprile. - A Tigri e ai due minorenni (giudicati separatamente) sono contestati a vario titolo i reati di rapina, tentata rapina aggravata e continuata, lesioni personali pluriaggravate e violenza privata aggravata. Il branco «di mero stampo bullistico» si legge negli atti, accerchiava le vittime, le minacciava con frasi come «questa zona è nostra», «da qui ve ne dovete andare», pretendeva denaro, anche pochi spiccioli, e i telefoni cellulari che gli adolescenti avevano in tasca e poi li aggrediva con calci e pugni. Nel primo episodio del 30 dicembre 2021 in 7 avrebbero circondato un 15enne intervenuto in difesa di un coetaneo preso a schiaffi dal gruppo, colpendolo più volte con pugni fino a farlo cadere e continuando, una volta a terra, a dargli calci alla pancia e alla schiena.
Nel secondo episodio (9 gennaio 2022) i tre avrebbero costretto un 16enne ad allontanarsi dal parco dopo averlo minacciato, colpendolo con una testata al setto nasale. Il 4 febbraio 2022 un 13enne sarebbe stato derubato del cellulare dopo essere stato picchiato per uno sguardo non gradito, costretto a inginocchiarsi per baciare le scarpe al suo aggressore, quindi colpito con un calcio allo sterno e con pugni al volto e sul petto. Alla identificazione della baby gang i carabinieri arrivarono grazie all’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza del parco e alle dichiarazioni di diversi testimoni, tra i quali le stesse vittime, incrociate con le foto pubblicate sui profili social degli indagati.
«Ammetto tutti gli addebiti che mi vengono contestati, precisando che si è trattato di un periodo della mia vita in cui ho frequentato delle persone che mi hanno coinvolto in situazioni illecite - ha dichiarato uno dei 15enni durante l’interrogatorio - . Ho interrotto ogni tipo di frequentazione con questi soggetti e ho cambiato stile di vita. Sono molto pentito delle mie azioni che hanno creato disagio e problemi e sono pronto a scusarmi». Anche l’altro 15enne, che ha un altro procedimento in corso per un furto commesso a scuola, ha riconosciuto «la completa responsabilità» per quelle aggressioni, dicendosi «estremamente pentito delle mie azioni avvenute in un periodo particolare della mia vita e di quanto cagionato alle parti offese. Spero che con l’aiuto di nuove e più sane amicizie e della mia famiglia, non possa più ricadere in simili errori». Entrambi i 15enni si sono dichiarati disponibili alla messa alla prova o, se ci saranno le condizioni, al perdono giudiziale previsto dal diritto minorile.