BARI - «Martedì sera avevamo deciso di aderire in massa allo sciopero, poi dopo una riunione tra gestori abbiamo potuto accertare che in realtà, salvo alcuni, in pochi avrebbero chiuso i distributori». Così Mimmo Di Lella, imprenditore barese, amministratore della catena Dill’s e di diverse pompe bianche nell’area metropolitana barese, racconta la giornata di sciopero dei distributori che ha ridotto al minimo i disagi nel Sud Est e nel Nord Barese, dove solo per precauzione molti autotrasportatori avevano fermato sin da lunedì i tir attesi nei mercati generali. Ieri, però, molti truck drivers contoterzisti che operano tra Conversano, Polignano, Mola e Monopoli, hanno riacceso i motori: constatato che buona parte dei 370 punti vendita presenti nel capoluogo e nei 41 comuni dell’area metropolitana (in tutta la Puglia le stazioni di servizio sono 1400), hanno ripreso le proprie attività.
LE DIFFICOLTA’ DEL SETTORE - «A questa prevalente mancata astensione – rimarca Di Lella – bisogna dare però la giusta interpretazione: il settore era e resta in grave difficoltà e non è possibile che in regime di liberalizzazione, una conquista che risale agli anni ‘80 quando vigeva il prezzo fisso, gli addetti debbano subire l’onta della criminalizzazione perché ingiustamente etichettati come speculatori». La situazione di difficoltà è confermata dalla cessazione di diversi punti vendita. Negli ultimi 10 anni, secondo l’osservatorio regionale, il personale impiegato nei distributori di benzina si è ridotto a un terzo. «Non ci sono margini di guadagno – spiega l’imprenditore -; ai 3 centesimi a litro riconosciuti bisogna aggiungere le spese energetiche, quelle per il personale e quelle non trascurabili per la sicurezza perché il settore è quotidianamente esposto alle incursioni della malavita».
In questo periodo, per combattere la concorrenza, molti gestori stanno adottando un’altra strategia: propongono prezzi più bassi alle pompe bianche fai da te: «E’ un modo per garantire il servizio visto che rinunciando ai 3 centesimi vendiamo il carburante al prezzo di acquisto, quindi senza margine alcuno». Come si sopravvive Con le attività non oil o le ricariche per le auto elettriche? Il dibattito è aperto tra i gestori. «Dopo la pandemia e con il caro energia, la gente ha cambiato abitudini. Ai bar l’affluenza è diminuita e addirittura non si trovano gestori zero canone». Tanti aggiungono altri servizi come autolavaggi, la vendita di accessori e altri oggetti e colonnine per le ricariche, «ma non vanno a incidere molto». Contribuiscono al declino occupazionale nel settore anche la chiusura e la conseguente demolizione di diversi distributori, dopo la riforma che ha fissato paletti ben precisi, come l’impossibilità di lavorare nei centri abitati e in prossimità di incroci stradali. «Chi è rimasto deve lottare», chiosa l’imprenditore barese.
A MACCHIA DI LEOPARDO - La chiusura ha coinvolto i marchi più grossi di distributori. Tanto che ad esempio in un centro come Castellana Grotte i quattro distributori (tre di marchio Eni ed uno Esso) sono rimasti tutti inattivi. Diametralmente opposta la situazione a Corato dove la presenza di altri marchi ha garantito la fornitura agli utenti: tutti i distributori erano aperti tranne uno.