Legittimo da parte del Comune avere applicato sul teatro Petruzzelli «provvisoriamente» la rendita catastale ante rogo del 1991. Anzi, così facendo Palazzo di Città ha persino perseguito «prudenzialmente» un atteggiamento favorevole nei confronti del contribuente, gli eredi Messeni Nemagna, «atteso che la rendita» del politeama «rivalutata all’attualità sarebbe stata di gran lunga superiore al parametro utilizzato». Il non detto sembra quasi: agli eredi è andata anche bene.
Quelle snocciolate dalla Corte di giustizia tributaria di Bari di primo grado sono ragioni molto tecniche che hanno senza dubbio una conseguenza altrettanto pratica. Insomma, ecco perché i Messeni Nemagna devono pagare l’Imu relativa a cinque periodi d’imposta (2016-2020) per complessivi circa 100mila euro. Per le annualità precedenti, invece, è ormai tutto prescritto. Unica consolazione per gli eredi, assistiti dall’avvocato Ascanio Amenduni, niente sanzioni e interessi che erano stati richiesti dal Comune per ulteriori complessivi 40mila euro circa. I giudici sul punto hanno valutato positivamente «l’affidamento incolpevole del contribuente» e anche «l’incertezza interpretativa» da parte della stessa Amministrazione finanziaria.
La questione è complicata, proviamo a ricostruirla. L’Imu «incriminata» riguarda anzitutto la parte dell’immobile destinata alle attività teatrali. Sugli altri locali, dal bar sul piano stradale alla sede che ospita il Circolo Unione, l’imposta viene già versata dai proprietari. Palazzo di Città aveva inviato un avviso di accertamento agli eredi Messeni Nemagna dopo che la Corte d’Appello di Bari, nell’autunno 2021, aveva stabilito che la proprietà dell’immobile è privata e non pubblica. Il Comune ha impugnato in Cassazione quel verdetto, ma, intanto, ai fini tributari, da «non proprietario» ha contestato il mancato versamento del tributo a suo favore. I Messeni non ci stanno e promuovono l’ennesimo contenzioso, questa volta tributario, impugnano gli avvisi di accertamento lamentando che proprio chi, a loro dire, avrebbe usurpato il bene stesso oggetto della pretesa, senza averne titolo, cioè lo stesso Comune, ente impositore non può anche pretendere l’imposta.
I giudici tributari (presidente Nicola Cristofaro, relatrice Alessandra Piliego, giudice Sergio Di Paola) sono stati di diverso avviso.
Insomma, il Comune ha ragione sull’imposta, non sulle sanzioni. E poco importa che il Petruzzelli, per fortuna splendidamente funzionante, sia ancora oggi registrato come un rudere, considerato come inagibile. «Detta unità immobiliare - si legge nelle motivazioni sul punto - risulta allo stato censita al catasto urbano con categoria F2 (come unità collabente) nonostante l’effettivo utilizzo almeno 2010».
Nessun paradosso almeno ai fini tributari neanche sotto il profilo del (mancato) possesso da parte degli eredi anche perché, per quanto riguarda l’Imu, i giudici hanno stabilito che non si applica la nozione civilistica di possesso, bensì quella, appunto, tributaria. Prevale cioè il riferimento alla «titolarità del diritto di proprietà», spiega la settima sezione della Corte di giustizia tributaria di primo grado di Bari nelle 11 pagine di motivazioni appena depositate. Possesso e proprietà, dunque, almeno ai fini Imu coincidono, e questo anche se i proprietari chiedono a Palazzo di Città di trasmettere progetti e planimetrie, nonché di potere entrare nel Petruzzelli per rendersi conto dello stato dei luoghi del «loro» teatro.