Incontrare il proprio vicino di casa e ignorare chi sia. Oppure, nelle forme più gravi, guardarsi allo specchio e non riconoscersi. Ha un nome e un cognome ben preciso questo deficit cognitivo-percettivo (prosopagnosia) portato alla ribalta dalle cronache solo qualche mese fa quando Brad Pitt, uno dei più celebri e amati divi di Hollywood, ha ammesso di esserne affetto.
La prosopagnosia, per effetto della quale il soggetto interessato è incapace di riconoscere i tratti del volto delle persone conosciute e, talvolta, perfino della propria faccia, è in realtà un disturbo diffuso ma poco conosciuto perché la comunità medico-scientifica l'ha scoperto pochi decenni fa. Non tutti però sanno che in Puglia, presso il Policlinico di Bari, esiste forse l’unico gruppo di ricerca nazionale specializzato in prosopagnosia. A coordinarlo è Davide Rivolta, brillante professore associato di Psicobiologia e Psicologia fisiologica presso l’Università degli studi «Aldo Moro» di Bari. Il prof. Rivolta, originario di Pavia, dopo aver avviato le sue ricerche a Sidney e dopo essersi trasferito in Germania e a Londra, da qualche anno risiede nel capoluogo pugliese con l’intento di creare in Puglia il primo centro di riferimento nazionale per quanto riguarda la prosopagnosia congenita, un deficit che, si stima, può interessare circa il 2–2.9% della popolazione mondiale. In Italia, quindi, più di un milione e mezzo di persone stimate potrebbero essere affette da questa patologia.
«Qualcuno definisce la prosopagnosia come “cecità delle facce” - spiega il prof. Davide Rivolta - in realtà è una definizione un po’ fuorviante perché fa pensare ad una cecità che in realtà non c’è. I soggetti vedono benissimo. È solo una difficoltà specifica di riconoscere le persone dalla faccia: un grosso problema nella vita di tutti i giorni quando, per esempio, qualcuno ti saluta e tu non sa chi sia quella persona». Il prof. Davide Rivolta è anche autore di articoli scientifici conosciuti in tutto il mondo e di un libro («Prosopagnosia - Un mondo di facce uguali») dove racconta le basi cognitive e neurali del processamento dei volti.
«Il problema è che pochi la conoscono questa patologia - aggiunge l’esperto che coordina il gruppo barese di ricerca -: le persone nascono con prosopagnosia e imparano a vivere con questo problema utilizzando, in qualche modo, alcune strategie (riconoscere le persone dal taglio di capelli, dai vestiti, dalla voce, dal modo di camminare) e non si rendono conto di avere questo problema».
Un individuo dovrebbe rivolgersi al proprio medico, per un consulto, nel momento in cui appura di avere difficoltà continue nel riconoscere i volti delle persone note.
«In Italia lo studio della prosopagnosia congenita è scarso. C’è soltanto un gruppo di ricerca a Milano. Noi, all’Università di Bari - aggiunge il professore associato di Psicobiologia e Psicologia fisiologica - siamo i primi e gli unici ad affrontare questa patologia dal punto di vista diagnostico e di riabilitazione. Stiamo mettendo in atto, infatti, mirati programmi di riabilitazione. In questo momento vogliamo innanzitutto informare sia il pubblico che gli esperti dell’esistenza di questa patologia. Poi, siamo pronti a fare diagnosi a soggetti interessati per capire quali sono le aree di forza e debolezza nel riconoscimento visivo. Infine, per chi fosse interessato, possiamo fare dei programmi di riabilitazione cognitiva e anche neurofisiologica».
La prosopagnosia non è legata a problemi di memoria, perdita o problemi di vista e difficoltà di apprendimento. «La prosopagnosia - spiega Rivolta - è la dislessia per le facce ed è ugualmente frequente ma finché nessuno ne parla, difficilmente potranno essere accertati più casi. In Australia, grazie ad alcune campagne mirate di informazione, siamo stati contattati da un’infinità di persone che sono state poi sottoposte a valutazioni e in molti casi abbiamo riscontrato la patologia. Non solo. Su quelle persone abbiamo effettuato numerosi studi per capire quali sono gli aspetti psicologici, cognitivi e neuronali di questa condizione».
E nella nostra regione?
«In Puglia - risponde il prof - abbiamo fatto uno screening nella nostra Università con gli studenti. Abbiamo selezionato un pool di 529 soggetti universitari che saranno sottoposti ad alcuni test oggettivi di laboratorio. Sicuramente ci sono persone affette da prosopagnosia ma, al momento, stiamo ricercando chi ha la diagnosi».
L’ateneo barese e il centro di ricerca coordinato dal prof. Rivolta (www.linkedin.com/in/rivolta-davide) sono a disposizione di quanti vogliono approfondire questo deficit selettivo nel riconoscimento dei volti che può avere un effetto devastante per la vita sociale di una persona.
«Il nostro gruppo di ricerca, oltre che sottoporrre a mirati test di laboratorio chi ce lo richiese - conclude il giovane professore dell’Università di Bari- sta studiando anche i cosiddetti “super riconoscitori”, persone che sono perfette nel riconoscere le facce anche a distanza di anni: sono pochi in realtà. Le nostre ricerche mirano a spiegare perché esistono queste differenze individuali sia livello cognitivo sia a livello neuronale. Con il collega di Biologia, inoltre, stiamo mettendo in atto uno studio che guarda coinvolgerà anche la genetica e che richiederà qualche anno».














