Le brillano gli occhi. In mano stringe orgogliosa la sua tesi di laurea in Lingue, culture e letterature moderne all’Università di Bari. È scappata dall’Iraq non per una guerra, ma dopo averne vissute due. Mamma, lavoratrice e studentessa rifugiata. E da futura insegnante, il suo sogno, ha già molto da spiegare in tema di integrazione.
Cosa vuol dire per lei questa laurea?
«Significa tanto. Inizialmente ho superato molte difficoltà per la lingua e ricordo che il primo esame è stato proprio letteratura italiana. Studio perché vorrei insegnare inglese. Avevo iniziato 10 anni fa nel mio Paese. Ho una laurea che mi permetteva di insegnare nelle scuole superiori ma quando sono arrivata qua, per poter fare la stessa cosa, ho dovuto fare altri esami, compresa appunto la letteratura italiana. In Iraq, dovendo insegnare inglese, studiavo tutto in lingua invece qua, studiano tutto in italiano compresa la grammatica inglese. È stato molto faticoso»...
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