Sabato 06 Settembre 2025 | 16:02

Prima adottati, poi abbandonati: triste record per gli animali in Puglia

 
Antonella Fanizzi

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Antonella Fanizzi

Cani abbandonati in estateil servizio costa 40mila eurol’Amministrazione adotta Max

Si moltiplicano i proprietari senza cuore. Liste d’attesa nei rifugi. Le associazioni accusano: «Gli animali non sono giocattoli da buttare per strada. Durante il lockdown troppe adozioni irresponsabili»

Lunedì 18 Luglio 2022, 07:20

16:40

BARI - Canili e rifugi scoppiano. In Puglia il numero degli abbandoni è più che raddoppiato. Le cifre oscillano perché tanti animali vengono lasciati nelle periferie o nelle campagne e non tutti poi trovano ospitalità nelle strutture, sfuggendo dunque al monitoraggio. «Riceviamo in media  dalle 10 alle 15 segnalazioni al giorno di persone che vogliono sbarazzarsi immediatamente del proprio cane», denuncia Patrizia Giaquinto, coordinatrice dell’associazione «Nati per amarti» che gestisce il canile sanitario di Bari. 

Le adozioni durante la pandemia È anche colpa della pandemia. Troppe famiglie a cuor leggero hanno adottato o acquistato, da rivenditori autorizzati oppure da spacciatori clandestini, i quadrupedi sia per combattere la solitudine che ha toccato il picco nei periodi di lockdown, sia per dare un amico ai bambini, costretti a restare chiusi in casa persino durante le ore scolastiche.

In Italia nel corso dell’emergenza sanitaria sono stati adottati e poi rifiutati 117mila cani: quando è scattato il «liberi tutti», e il cane non è più servito a giustificare la passeggiata serale nonostante il coprifuoco, il 63% dei padroni si è giustificato dicendo che l’animale è diventato difficile da gestire e il 37% che causava danni materiali.

Il cane non è un giocattolo «Qualcuno – tuona la coordinatrice pugliese della Lav-Lega antivivisezione, Sara Leone - ha pensato di regalare un giocattolo ai bambini, ma un cane o un gatto sono per sempre, e fanno parte del nucleo familiare. Vorrei ricordare a tutti che l’abbandono è un reato: l’articolo 727 del codice penale prevede l’arresto fino ad un anno e un’ammenda che va dai mille ai 10mila euro». Spesso il cane resta per molto tempo nel luogo dove viene lasciato, con la speranza che il padrone lo recuperi. Se ha il microchip è possibile risalire al proprietario e instaurare nei suoi confronti il processo penale. Quando il cane non ha il microchip, viene portato nel canile sanitario ed entra in un regime di controllo per la quarantena. Dopo questo periodo passa nel canile normale, dove è disponibile per essere adottato.

In tutta Italia ha fatto scalpore il caso di Foggia. Una donna ha legato il meticcio a un palo davanti agli occhi del figlio in lacrime. Né Kira, la quattrozampe tradita, né tantomeno il suo padroncino avrebbero mai immaginato che la loro amicizia sarebbe stata spezzata da una madre indifferente persino al dolore del piccolo. La scena è stata ripresa da un telefonino di un passante ed è rimbalzata sui social. La donna è stata così individuata e denunciata. L’animale nel frattempo è stato salvato e affidato a una giovane coppia.

Sara Leone lancia un appello: «Prendete i randagi dai canili perché hanno i microchip e il passaporto sanitario. Chi vuole andare in vacanza, e non può portare gli animali con sé, può affidarli ai dog-sitter, alle pensioni o meglio ancora optare per alberghi, villaggi o B&B che accettano gli animali. È in crescita la percentuale delle strutture che non mettono più gli animali alla porta».

Liste d’attesa nei rifugi comunali Patrizia Giaquinto non nasconde le difficoltà vissute dai volontari, sempre più stanchi, che si prendono cura dei cani: «Molti padroni sono senza scrupoli. Ogni estate si celebra il medesimo dramma, ma i rifugi autorizzati sono ormai oltre il limite della capienza. I Comuni dovrebbero farsi carico del problema che cresce in maniera esponenziale».

La rinuncia da parte delle famiglie in povertà Daniela Fanelli, che in Puglia coordina a livello regionale l’associazione Enpa (l’Ente nazionale per la protezione degli animali), aggiunge un’ulteriore chiave di lettura a giustificazione dell’impennata degli abbandoni: «Non tutti i padroni dei cani che si privano dell’affetto del peloso sono senza cuore. Qualcuno, sempre a causa della pandemia, ha perso il lavoro. Nutrire e curare un cane ha un costo e se la famiglia tira a campare con il reddito di cittadinanza oppure è costretta a saldare i debiti contratti negli ultimi due anni perché gli affari sono andati male, non ha le risorse sufficienti per continuare a gestire l’animale. In tanti ci contattano e chi chiedono aiuto. In Puglia però sono pochi i canili sanitari o i rifugi convenzionati con le amministrazioni comunali. A Bari per esempio ci sono le liste d’attesa perché la priorità viene data, come è normale che accada, ai randagi: i branchi che si aggirano nei quartieri sono una potenziale fonte di pericolo per i residenti. Chi ha comunque la necessità di affidare ad altri il proprio animale, alle volte cade nell’illecito: di fronte all’ennesimo diniego, mette il cane in macchina e lo scarica in un paese limitrofo per far perdere le tracce».

Le campagne di sensibilizzazione L’Enpa è pronta a far ripartire la campagna di sensibilizzazione che periodicamente coinvolge le scuole, interrotta negli ultimi due anni proprio a causa del picco dei contagi Covid e delle limitazioni ai contatti. I bambini e i ragazzi sono il veicolo migliore per educare gli adulti a osservare comportamenti etici e virtuosi. Gli animali non sono oggetti, eppure in questa estate degli abbracci ritrovati, molti di loro sono stati buttati via.

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