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Molfetta, Pronto Soccorso al collasso: «C'è un solo bagno»

 
Matteo Diamante

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Matteo Diamante

Ospedale Molfetta, arrestati 12 furbetti del cartellino, anche dirigenti

La denuncia di un paziente di Molfetta: «Utilizzato da pazienti operatori sanitari e da chi accompagna i degenti»

Mercoledì 27 Aprile 2022, 06:30

10:19

MOLFETTA - Nonostante i numerosi proclami sul potenziamento dell’Ospedale «Don Tonino Bello» di Molfetta, si è costretti a registrare ancora delle denunce derivanti da pazienti ricoverati in condizioni precarie e dannose per il loro stesso stato di salute. L’ultima giunge proprio da una donna di Molfetta, costretta a rivolgersi al nosocomio della città per ricevere delle cure in seguito ad una broncopolmonite acuta causata, con tutta probabilità, da Covid a cui la donna era risultata positiva quasi un mese fa.

La sua disavventura inizia sabato scorso quando, a causa del suo stato di salute alquanto precario, decide di rivolgersi al Pronto Soccorso del «Don Tonino Bello» dove effettivamente le viene diagnosticata una broncopolmonite e ne viene conseguentemente richiesto il ricovero.

«Sono stata colpita dal Covid circa un mese fa – ha commentato Marilena d’Elia – e nonostante la negatività accertata, le mie condizioni di salute non sono affatto migliorate, tanto da decidere nella giornata di sabato di rivolgermi al Pronto Soccorso cittadino per appurare le mie critiche condizioni di salute. Dopo i diversi esami a cui sono stata sottoposta, mi stato consigliato il ricovero».

Ed è proprio da quel momento che sono iniziate le disavventure della 46enne molfettese. «E’ doveroso fare, innanzitutto, un premessa – prosegue la donna – circa l’ottimo lavoro svolto da tutto il personale medico e paramedico del Pronto Soccorso di Molfetta che ha approfondito in ogni modo la mia situazione di salute, predisponendo una adeguata terapia antibiotica. Il problema riguarda le condizioni in cui il personale è costretto a lavorare e, per quello che riguarda me e altri pazienti, le condizioni in cui siamo costretti a stazionare».

Secondo quanto affermato dalla donna e confermato dallo stesso personale medico del Pronto Soccorso di Molfetta, non è stato possibile predisporre il ricovero in altri reparti del nosocomio per mancanza di posti. «E’ da sabato che mi trovo in uno dei locali angusti del Pronto Soccorso – sottolinea la signora – costretta a condividerlo con altri pazienti, ricoverati per patologie differenti dalla mia. Il luogo in cui staziono non è assolutamente idoneo alla mia patologia che non accenna a migliorare e rischia anche di peggiorare. Sono nel mezzo di continui codici rossi che naturalmente necessitano di attenzione».

A tutto questo, come denunciato dalla donna, si aggiungono le precarie condizioni igieniche in cui versano i servizi sanitari. «Sicuramente non posso parlare di bagni al plurale – ha specificato – perché il bagno è uno ed uno solo, utilizzato da pazienti, operatori sanitari e spesso anche dagli accompagnatori dei pazienti. La situazione è indescrivibile e al limite del disumano, nonostante vengano ripuliti quotidianamente. Non esiste un sapone, un igienizzante e curare la propria igiene personale è impossibile. Con la terapia in vena sono costretta a ripulire l’urina di altra gente per poter utilizzare il water. Per non parlare della promiscuità, indecorosa ed imbarazzante. Inoltre – ha concluso la donna – gli operatori del Pronto Soccorso, che stanno facendo un lavoro straordinario, spesso non sono in grado di seguirmi dovendo confrontarsi con casi a volte più urgenti del mio. Soltanto da ieri, dopo aver pregato un dirigente medico, sono stata trasferita in reparto. Questa è la sanità che viviamo, abbandonati al nostro destino».

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