BARI - «Libri & Città», iniziativa nata dalla partnership tra Libreria Laterza, Politecnico di Bari e Labicity avvia il suo tredicesimo anno di attività. Con Maria Laterza e Mariella Annese si è pensato che per una manifestazione che intende portare attraverso i libri l’architettura e l’urbanistica fuori dalle università, non vi fosse migliore occasione della presentazione del libro Pietro Maria Favia (1895 – 1972), curato da Mauro Scionti ed edito da Adda, opera su una delle più complesse figure del Moderno a Bari non adeguatamente conosciute dal grande pubblico.
«Libri & Città» collabora con l’Ordine degli Architetti della Provincia di Bari nell’organizzazione dell’evento che si terrà oggi alle 17 presso la Casa del Mutilato in Largo Fraccracreta, uno dei più famosi edifici progettati da Favia. Questa collaborazione con l’Ordine degli Architetti non è casuale, in quanto Favia è nel 1923 il secondo laureato della Scuola Superiore Normale di Architettura di Roma, poi Facoltà di Architettura, e nel 1929 costituisce con Dioguardi, Corradini e Forcignanò il Sindacato Regionale Architetti che nel dopoguerra sarebbe diventato l’Ordine degli Architetti. Dal 1932 al 1962, come capo della Sezione Edilizia e Piano Regolatore del Comune di Bari, sarà interprete delle scelte non sempre facili e lineari dei decisori politici della Bari a cavallo del ventennio fascista, portando a compimento il Piano Regolatore Veccia e sostenendo quello visionario di Petrucci che, sebbene mai approvato, orienterà varianti e importanti opere pubbliche della città, pur non riuscendo ad attuare due scelte innovative del suo autore: lo spostamento della stazione ferroviaria a sud, sulla prosecuzione dell’asse di Corso Cavour, che avrebbe connesso il Murattiano a Carrassi e la demolizione del Teatro Margherita che avrebbe restituito l’apertura di Corso V. Emanuele al mare, integrandolo agli intervento curati da Favia per i waterfront monumentali occidentale e orientale.
Favia è un «predestinato» nascendo in una famiglia di lapicidi e costruttori, che si contendeva con altre aziende pugliesi i cantieri delle architetture cimiteriali di Bari e con le sue grandi capacità grafiche, ben documentate nella corposa monografia, «…renderà cantierizzabili appunti grafici di geometri maldestri e ingegneri frettolosi…», principale compito di un architetto. Ma il suo costante aggiornamento professionale sulle esperienze del Novecentismo eclettico prima e del Movimento Moderno dopo, lo portano ad essere uno dei protagonisti delle lunghe vicende della modernizzazione di Bari, tanto nella stagione di Opere Pubbliche di Di Crollalanza, quanto nei due settennati del Piano Straordinario dell’Ina Casa, progettando davanti alla rotonda Diaz, in via Crispi e a Japigia alcuni dei più significativi complessi di architettura residenziale della nostra città, elementi anch’essi di quel processo che Tafuri nel 1980, narrando l’esperienza viennese, definì «monumentalizzazione della Residenza», confermando così la dimensione patrimoniale che deve essere riconosciuta a pieno diritto a queste esperienze del ‘900 europeo. In cinquant’anni di febbrile attività di professionista, imprenditore e amministratore pubblico Favia firma circa 800 progetti, che vanno dalla scala urbana, come si è detto, ai concorsi di progettazione nazionali e locali, passando per complessi residenziali, edifici scolastici (nel centro antico Scuole Corridoni e Diomede Fresa), edifici privati sino ad arrivare ai padiglioni fieristici tra i quali quello straordinario della Cassa del Mezzogiorno e all’architettura d’interni. In definitiva, pochi architetti hanno segnato quanto lui l’aspetto di Bari, traghettandone l’architettura verso il modernismo lontano dagli eccessi dell’eclettismo e delle forme littorie di quegli anni.
Mauro Scionti con questo libro, che segue quello sullo studio Chiaia & Napolitano, continua nella sua meritoria opera di studio e divulgazione del Moderno a Bari come il compianto Arturo Cucciolla, Carlone, Signorile… in una città dove incuria e scellerate scelte urbanistiche non mostrano ancora la dovuta attenzione per architetture che costituiscono elementi importanti della storia urbana.