Sabato 06 Settembre 2025 | 17:44

Mola di Bari: gasolio alle stelle, allarme marinerie

 
Antonio Galizia

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Antonio Galizia

Mola di Bari

Mola di Bari

È allerta da Monopoli a Molfetta con i pescatori sul piede di guerra, in gioco la sopravvivenza. Il costo del carburante è di 86 centesimi al litro, lo scorso anno era di 30-35 centesimi. Le opinioni dei lavoratori nel settore

Domenica 27 Febbraio 2022, 09:28

MOLA DI BARI - «Il comparto della pesca naviga in acque tempestose, preso tra l’incudine del caro-gasolio e il martello della scarsa protezione da parte delle istituzioni. Difficile tenere dritta la barra, nello stretto dei rincari che colpiscono anche i consumatori. Costi più alti e un giro d’affari drasticamente ridotto». Anche per i pescatori delle marinerie a Sud di Bari, riunite ieri mattina in assemblea al porto di Mola, è il momento di stringere i denti. A tracciare l’infausta panoramica dello stato in cui versa il settore è stato un nutrito numero di pescatori e armatori.

Ma cerchiamo di capire quanto sta incidendo l’impennata del prezzo del carburante. «Tantissimo – spiega Giuseppe Danese, armatore socio di Federpesca - tant’è che stiamo pensando di organizzare delle manifestazioni di protesta. Abbiamo già preso contatto con le altre marinerie pugliesi, anch’esse riunite in assemblea e sulla scia di quanto sta accadendo in altre zone si deciderà una iniziativa unitaria».

AGITAZIONE. A Manfredonia, ma anche a Monopoli e Molfetta, in tanti si sono già mobilitati e in altre marinerie pugliesi si stanno organizzando in queste ore. Il gasolio oggi costa 86 centesimi, quando lo scorso anno oscillava tra i 30 e i 35: è più che raddoppiato e ha superato il livello del 2008 quando, per questo, ci fu lo sciopero generale della pesca.
Nelle scorse ore, in un emendamento al Ddl 2505 che contiene le misure di contenimento dei costi dei carburanti, il Governo ha annunciato lo stanziamento di risorse per sostenere famiglie e imprese della pesca. C’è da capire se si sta dando vita a una rete di protezione per il settore la cui sopravvivenza è seriamente minacciata.

«Ad oggi non abbiamo ricevuto nessun aiuto – spiega Cosimo Marasciulo, presidente di Mareblu, il consorzio tra pescatori che per abbattere i costi del carburante si sono associati ritirando e distribuendo direttamente il carburante agli operatori della zona -. Oltre tutto, abbiamo riscontrato che quando si parla di sostegni alle imprese, non si fanno mai i conti con la burocrazia: i contributi vengono stanziati, è vero, ma ci vuole un’eternità a elargirli». «Noi, ad esempio – spiega Vincenzo Torres di Polignano - abbiamo partecipato a un bando ad aprile dell’anno scorso e non abbiamo ancora ricevuto niente».
Nel Barese (tra Mola, Monopoli, Torre a Mare, Santo Spirito e Giovinazzo) sono duecento in tutto i pescherecci, a strascico e palangari, attivi. Molti sono gestiti da sessantenni con barche usurate che chiedono la demolizione dei pescherecci, «ma i bandi – lamenta Leonardo Martinelli, vice presidente della cooperativa tra pescatori Conenna - per il sostegno all’arresto definitivo sono fermi da tempo.

«Del resto concedere le demolizioni – rimarca Nicola Parente di Mola – in un settore nel quale non c’è cambio generazionale perché è concesso di andare in mare solo 130 giorni l’anno, sarebbe salutare per la risorsa ittica e i lavoratori: si attenuerebbe lo sforzo di pesca e aumenterebbero i giorni lavorativi».

Mentre allo stato, lamentano infine i pescatori, è possibile uscire in mare solo per 130 giorni pur dovendo garantire un salario minimo di 1.500 euro agli addetti e versare contributi per 360 giorni.

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