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Truffa del gasolio, ecco chi è l'imprenditore barese indagato

 
Giovanni Longo

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Giovanni Longo

Truffa  del gasolio, ecco chi è l'imprenditore barese  indagato

foto Tony Vece

Le accuse nei confronti di Francesco Albergo

Martedì 13 Aprile 2021, 14:23

19:12

Bari - C’è anche il noto imprenditore barese Francesco Albergo, 55 anni, tra le 37 persone arrestate ieri tra Puglia, Campania e Lombardia (79 gli indagati) nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce e di Potenza su una presunta mega frode fiscale sui carburanti. Albergo, titolare della Albergo Petroli, azienda barese leader nel settore della commercializzazione del gasolio, è finito ai domiciliari (nel filone salentino) con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato, al falso, alla frode su accise e iva. Nel mirino di guardia di finanza e carabinieri sono finiti i presunti raggiri sulla vendita di ingenti quantitativi di gasolio in violazione della normativa dal settore. Presunto promotore dell’associazione di cui Albergo avrebbe fatto parte, c’è Michele Cicala, ritenuto un elemento di spicco della mafia jonica.

Nei confronti di quest’ultimo e di altri due indagati (ma non nei confronti di Albergo e di altre sette persone, accusate di associazione a delinquere semplice) si contesta anche l’aggravante mafiosa. Restiamo dunque sulla frode sul gasolio e sul ruolo che in questo filone viene attribuito dagli investigatori ad Albergo. Al centro, c'è una rete di depositi fiscali e commerciali compiacenti. Due sostanzialmente i meccanismi truffaldini. Nelle cisterne veniva caricato gasolio per autotrazione che sulla carta veniva fatto figurare come agricolo contenente biodiesel, molto più conveniente sul piano fiscale. Grazie a questo stratagemma, venivano applicati in maniera illecita i benefici fiscali, riduzione dell’accisa ordinaria del 78% con applicazione dell’aliquota iva al 10%. Grazie ad autotrasportatori compiacenti, venivano impiegate autocisterne alterate attraverso l’installazione di un meccanismo in grado di trarre in inganno le forze di polizia in caso di controlli. Quando, poi, veniva veramente venduto gasolio agricolo, sempre secondo l'accusa, questo veniva acquistato da chi non aveva diritto alle relative agevolazioni, a un prezzo intermedio tra quello agricolo e quello del gasolio per autotrazione. In questo modo, l’associazione realizzava ingenti profitti a danno dell’erario pari alle imposte evase.

Ed è proprio in questa fase che Albergo, stando alle indagini della magistratura tarantina e salentina, avrebbe svolto un ruolo chiave. Il gasolio per autotrazione usciva dal deposito fiscale della Albergo Petroli scortato con documenti fiscali falsi. Nel caso fosse necessario, venivano attivate elettrovalvole in grado di denaturare il gasolio. Attraverso un sistema idraulico, in caso di controllo, l’autista iniettava il colorante per trasformare la colorazione del gasolio da autotrazione in quella bluastra, tipica del gasolio agricolo. Una volta giunte in un altro deposito a Ginosa, veniva simulato lo scarico delle cisterne. Il gasolio da autotrazione, sulla carta agricolo, partito da Bari, raggiungeva poi la vera destinazione finale. A volte avveniva il contrario: sempre secondo l’accusa, veniva venduto gasolio agricolo a un prezzo maggiorato rispetto a quest’ultimo, ma comunque inferiore al costo di mercato del gasolio da autotrazione. I pm di Lecce contestano ad Albergo, in concorso con altri indagati, di avere evaso accise e iva per complessivi 125mila euro a fronte di una fornitura di 144mila litri di gasolio da autotrazione che sulla carta veniva fatto passare per gasolio agricolo. I fatti risalgono al 2019. 

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