«Senza proroghe da aprile gran parte di pub, ristoranti e locali di Bari vecchia, ma non solo, rischiano di scomparire e la città diventare un deserto». Gianni Del Mastro, ristoratore del centro storico come lui stesso si autodefinisce, lancia l'allarme dei tantissimi sfratti per morosità che covano sotto la cenere. «Fino ad ora si è retto perché lo Stato ha imposto il blocco degli sfratti fino al 30 marzo, ma senza proroga i padroni dei locali si scateneranno. In tanti che conosco hanno almeno 3-4 mesi di fitti non pagati, con una media di almeno 2mila euro di affitto al mese, stiamo parlando di debiti che vanno anche oltre i 7mila euro. Se un proprietario ti manda la lettera di sfratto nessuno in questa situazione potrà pagare certe somme per evitarlo. Nessuno».
La situazione delineata da Del Mastro è catastrofica. Sicuramente lo Stato non può entrare nel merito di un contratto di affitto tra privati, ma serve un intervento forte ed istituzionale per evitare che una intera economia sia spazzata via.
«I ristori varati sono assolutamente insufficienti – sottolinea con forza Del Mastro -. Fino ad ora siamo stati tutti buoni e fermi perché speravamo che il Governo Draghi ci venisse concretamente incontro. Ma così non è e in tanti stanno già progettando azioni di protesta. Tra l'altro il silenzio è generale, non il Comune o la Regione stanno dando una mano. Siamo disperati, significa perdere i sacrifici di una vita, investimenti, progetti. I nostri locali sono come una famiglia, per tutti noi è un baratro senza fine, così noi perdiamo tutto ma perde anche la città. La ristorazione è un pezzo importante di una economia che è anche socializzazione, cultura, turismo».
La tensione sta crescendo. I ristori sperati si sono rivelati una illusione, o comunque insufficienti anche solo a far fronte alle spese fisse.
«Quello che il decreto del Governo ci riconosce è giusto una mancetta – dice Del Mastro con grande amarezza -. Paghiamo ancora una volta noi le colpe di scelte politiche sbagliate. Eravamo stati facili profeti nel chiedere un lockdown a Novembre per evitare tutto questo, ma come sempre siamo rimasti inascoltati. Nel frattempo si è aggravata la situazione debitoria e sanitaria e il futuro per tanti di noi rischia di trasformarsi in un autentico incubo. Non posso accettare che solo i più ricchi e forti possano uscire indenni da questa pandemia. Non posso accettare la logica del “chi supererà la selezione vivrà”. Che cos'è una sorta di darwinismo sociale? E chi non ce la farà? Che posto avranno i marginali, gli ultimi, coloro che vivono una condizione economica di grande difficoltà? Ora tra questi ultimi rischiamo di esserci anche noi tutti, l'intero comparto della ristorazione. Mi chiedo se esiste la consapevolezza in chi prende le decisioni, di quali sarebbero le conseguenze sociali ed economiche di un crollo annunciato del nostro comparto. Noi rappresentiamo un pezzo fondamentale dell'economia locale e nazionale. Abbiamo giocato un ruolo fondamentale nell'accreditamento dell'immagine della Puglia nel mondo, di Bari come città turistica. Cosa resterà delle recensioni del National Geografic, della guida Lonely Planet, di essere considerata la regione più bella del mondo? In tutte queste selezioni la gastronomia e l'ospitalità hanno avuto un peso specifico decisivo e tra pochi giorni rischiamo di essere spazzati via».