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Cassano, chiusi in casa dal 24 febbraio: una famiglia in attesa del tampone

 
Diego Marzulli

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Diego Marzulli

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Il sindaco di Cassano: «In assenza di conferme non si può intervenire in maniera mirata»

Venerdì 19 Marzo 2021, 20:20

CASSANO - Aumenta quotidianamente la lista d’attesa per i test istituzionali anti Covid-19 a Cassano dove c’è chi attende il personale sanitario dell’Asl da oltre 14 giorni per il tampone molecolare. I numerosi cittadini imprigionati a casa, che rischiano di alimentare un terribile focolaio, pressano i medici di famiglia che si ritrovano a combattere con l’Unità di Crisi dell’Asl. Il tabellino è colmo e il pronto intervento si fa desiderare.
Siamo a Cassano delle Murge, nell’ex cittadina della salute per via delle numerose strutture sanitarie private oggi, purtroppo, scomparse. Tra i numerosi ammalati da Covid-19, accogliamo l’appello d’aiuto di una famiglia segregata in casa dal lontano 24 febbraio scorso, ovvero, dalla data di manifestazione dei primi sintomi tipici del Coronavirus. Il nucleo famigliare è composto da 4 persone che abitano nella stessa abitazione ampia ma dotata di un solo bagno. Pertanto, con spazi e vani inevitabilmente condivisi da tutti. Papà (66 anni) con grave disabilità fisiche, mamma (66 anni) con sistema immunitario non sufficiente e i giovani figli, un ragazzo e una ragazza, normalmente lavoratori ma oggi col virus in casa lavorativamente non abili.
La prima a avvertire la noiosa patologia è la figlia che di professione fa l’insegnante. Scatta l’ipotesi di infortunio sul lavoro e il 4 marzo giunge la conferma della positività dopo il test anti Covid-19, eseguito qualche giorno prima. Viene attivata l’unità di crisi dell’Asl Bari e il resto della famiglia è obbligatoriamente «domiciliata» a casa, in attesa dei test molecolari di riscontro. Il focolaio appare certo perché anche gli altri componenti della famiglia accusano febbre e altri sintomi tipici del virus.
La lista d’attesa sembra lunga perché anche a Cassano, come in quasi tutta l’Italia, il virus è galoppante. Al medico di famiglia il compito di pressare l’Asl mentre i probabili ammalati non sono più pazienti perché anche l’ultima delle date attese (17 marzo) per il test è saltata. Intanto, la situazione è sempre peggiore in casa, soprattutto per la mamma che è immunodeficiente e presenta segnali di febbre. Il ricovero ospedaliero, senza certezza di positività, è temuto. Il dramma si consuma anche per l’acquisto di viveri e bisogni quotidiani. In questo caso, grazie a un’amica della donna, si colmano le necessità per gli approvvigionamenti. Giusto per complicare la situazione, il Drive-In test anti covid che era stato allestito nella zona industriale nei mesi scorsi è stato inspiegabilmente prima sospeso e poi soppresso.
Per il medico di base, nonché sindaco di Cassano, Maria Pia Di Medio nell’aria oltre al virus c’è tanta confusione: «Tutto ciò, non è accettabile – sostiene la sindaca Di Medio – Stiamo soffrendo su più fronti senza grandi traguardi. Gli anziani, i malati e i disabili non possono soffrire così. Siamo messi male. In assenza di conferma della positività non si può intervenire in maniera mirata, si rischia una auto guarigione poco accettata dalla scienza. E chi non ne esce senza cura immediata rischia gravemente per la propria vita. Speriamo che quanto prima si fermi la conta delle vittime».

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