BARI - Non soltanto ristoranti, bar, pizzerie, pasticcerie, gelaterie, pub, bistrot. A scendere in piazza saranno agenzie di viaggio, venditori ambulanti, discoteche, spettacolo viaggiante, sale slot, sale bingo, piscine, palestre, scuole di ballo, scuole di danza, cinema, teatri e ancora artisti, dj, musicisti, istruttori di varie discipline sportive, personal trainer, agenti di commercio, attività extra alberghiere, sale ricevimento, filiera del wedding, fieristi, fornitori del settore Horeca, negozi al dettaglio, botteghe artigiane.
la mobilitazione La protesta è trasversale.
Attraversa la miriade di articolazioni del mondo produttivo in ogni sua forma. L’appuntamento degli imprenditori in ginocchio a causa della pandemia, e che ora chiedono di poter tornare a lavorare nel rispetto delle nuove normative in materia di sicurezza, è per domani: dalle 9.30 alle 18.30 in piazza Prefettura viene organizzato un presidio il cui slogan racconta la voglia di rimboccarsi le maniche, di dire basta alle politiche dei sussidi, dei ristori e della cassa integrazione (quando vengono accreditati) e di tornare a vivere ciascuno del proprio mestiere. Senza differenza fra titolari e dipendenti.
ASSOCIAZIONI E PARTITE IVA - Alla manifestazione «Articolo 1 – Riprendiamoci il nostro lavoro» partecipano, anche come promotori, il coordinamento di associazioni e i gruppi spontanei di Partite Iva.
«Chiediamo il ripristino dei principi fondamentali della Costituzione – spiegano i rappresentanti del coordinamento – oltre alla tutela del diritto al lavoro per tutte le categorie travolte dalla crisi e colpite dalle misure restrittive dei Dpcm del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, e del ministro della Sanità, Roberto Speranza. Questa protesta non nasce per chiedere incontri, ma per avere risposte». L’obiettivo degli organizzatori, e cioè degli imprenditori delle categorie produttive colpite dalla crisi economica e che sono già state chiamate a sopportare un lockdown tecnico da oltre 100 giorni, è di poter tornare a dare quel contributo fondamentale al mantenimento del delicato equilibrio del sistema economico e sociale.
«Auspichiamo che per il contenimento della pandemia siano adottate dal governo più efficaci strategie volte ad isolare il virus e non le persone, come un’adeguata campagna vaccinale, zone covid-free, presidi per i tamponi rapidi. Se nel 2021 non saranno deliberati atti legislativi a sostegno delle imprese, non saremo più in grado, nostro malgrado, di onorare, tasse, tributi ed imposte», è la rivendicazione che ha inoltre i toni della minaccia.
LE RICHIESTE - Sette le richieste formali da parte del coordinamento: proclamazione dello stato di emergenza economica; piano di esenzione fiscale e risarcimenti integrativi per le perdite subite nel 2020; credito di imposta per i fitti pagati nel corso dell’intero 2020; apertura immediata e sostenibile di tutte le attività in sicurezza per lavoratori ed avventori; immediata erogazione delle casse integrazioni in sospeso; inclusione delle attività rimaste escluse dai ristori per mancanza di fatturato storico; eliminazione della distinzione per codice Ateco prevalente.
Tra i vari interventi che si susseguiranno durante la giornata, sarà presentata la proposta di apertura di tutte le attività domenica 14 febbraio, come azione di disobbedienza in mancanza di atti concreti entro cinque giorni dalla data della manifestazione.
A scanso di equivoci, la mobilitazione non dovrebbe avere bandiere di partiti né di organismi di categoria. Una iniziativa «apartitica ed equidistante da ogni schieramento politico, tradizionale e non, che coinvolge tutte le categorie produttive colpite dalla crisi economica», spiegano gli organizzatori. La forma scelta è quella del sit-in e della maratona di interventi con i portavoci di tutte le categorie coinvolte.
FI: «SOSTENIAMO LA PROTESTA» - «Bar, ristoranti, pasticcerie, ma anche palestre, piscine, agenzie di viaggi, sale ricevimento e tantissime attività a cui siamo vicini da sempre, i cui titolari scenderanno in piazza: anche noi saremo con le partite iva che domani a Bari esprimeranno il dolore di chi non riesce più ad andare avanti e vuole riprendere la sua attività nel rispetto delle normative anti-Covid».
Lo annunciano i consiglieri regionali di Forza Italia, Stefano Lacatena, Giandiego Gatta e Paride Mazzotta. «Sono diverse migliaia di famiglie in difficoltà - proseguono - a seguito della pandemia, che non chiedono ristori, ma solo di poter rialzare le saracinesche e riconquistare la speranza con il lavoro. Emiliano, nei giorni scorsi, ha detto a chiare lettere di preferire la Puglia in zona arancione, senza rendersi conto del danno economico patito dalla nostra comunità. Noi continuiamo a chiedere e sperare che la nostra Regione torni in zona gialla perché migliaia di attività sono al collasso e vogliono riaprire, chiaramente nel rispetto delle norme per il contenimento del contagio».