Domenica 07 Settembre 2025 | 14:19

Posti letto Covid? Nel Barese è tutto occupato

 
Flavio Campanella

Reporter:

Flavio Campanella

Posti letto Covid? Nel Barese è tutto occupato

Terapie intensive e aree mediche sature

Martedì 01 Dicembre 2020, 13:05

Secondo i dati Agenas (l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) i pazienti Covid occupano in Puglia il 46% dei posti letto di Terapia intensiva e il 49% di quelli di area non critica (dati relativi al 29 novembre). Insomma, siamo sopra le soglie di allerta individuate dal ministro della Salute (rispettivamente, del 30% e del 40%), ma in apparenza decisamente lontano dalla saturazione, considerando l’offerta predisposta dalla Regione. La realtà, almeno in provincia di Bari, è decisamente diversa, come deve essere chiaro anche alle autorità sanitarie. Non a caso si è deciso la realizzazione di un presidio all’interno dei padiglioni della Fiera del Levante dopo peraltro aver chiesto a fine ottobre, con il Policlinico in affanno, la conversione di altri ospedali del territorio precedentemente Covid free: nella rete sono finiti il Di Venere e il San Paolo di Bari, il Perinei di Altamura e il Santa Maria degli Angeli di Putignano. A distanza di un mese sono tutti al limite.

DI VENERE A Carbonara hanno fatto i salti mortali in poche ore. Il 30 ottobre hanno predisposto repentinamente 8 postazioni di Rianimazione Covid (spostando l’altra unità nell’area delle sale operatorie), occupate in men che non si dica. Adesso per consentire di riportare l’attività chirurgica verso il pieno regime, come nelle intenzioni della direzione sanitaria, la Terapia intensiva no Covid è tornata nella sede naturale, mentre anestesisti e rianimatori destinati alla cura e alla assistenza dei malati Covid più gravi (quasi sempre più degli otto previsti) si sono trasferiti, ovviamente insieme con i pazienti, in Pneumologia, dove ci sono altri 8 ricoverati con necessità di ventilazione. Proprio nelle ultime ore è giunta la comunicazione della direzione generale che li ufficializza. Finora l'area medica sulla carta non esisteva, ma i ricoverati nella astanteria del pronto soccorso, dove c’erano 20 postazioni, finivano inevitabilmente per essere trattati in corsia. Cosicché si è stabilito di integrare a tutti gli effetti gli otto posti riducendo a 10 quelli della zona grigia (e lasciando comunque altri spazi in Pneumologia per eventuali necessità). Le Intensive restano intoccabili (si ha ancora bisogno del Di Venere perché trasferimenti altrove sono pressoché impossibili) ed è questo il problema maggiore. «Quando si è in soprannumero - spiegano dalla Rianimazione Covid di Carbonara - la ricerca di una sistemazione altrove è quasi impossibile. Inoltre la richiesta di ripristinare in toto le attività chirurgiche ci mette in una situazione comunque difficilmente sostenibile. Per garantire le prestazioni nelle due Rianimazioni e nella sala operatoria non abbiamo abbastanza personale. Mancano i medici e soprattutto gli infermieri».

SAN PAOLO Parlare di organico potrebbe far andare su tutte le furie pure gli operatori sanitari dell’ospedale San Paolo. Ma tant’è. In via Caposcardicchio i posti Covid sono 91 (8 in Terapia intensiva, 53 tra subintensiva e area medica, 30 in area chirurgica e ostetrica, cui se si aggiungono 20 in astanteria). La Rianimazione, ora Covid, è nella vecchia Pneumologia (sesto piano), in una zona ristrutturata, ma non ancora del tutto attrezzata, dopo il trasferimento da locali di superata concezione (dove adesso c’è la sala gessi; tra un po’ si aggregheranno gli specialisti della terapia del dolore). «C’è praticamente il tutto esaurito - affermano dal reparto - anche in Medicina Covid al quinto piano e in Pneumologia subintensiva al quarto. Noi in Rianimazione non abbiamo ancora tutti i presidi. Ad esempio i caschi Cpap (per la ventilazione assistita - n.d.r.) sono pochi. Ma abbiamo bisogno anche di letti, monitor, pompe infusionali per i farmaci. Per fortuna abbiamo una dozzina di ventilatori. Due settimane fa è arrivato il primo paziente. In 13 giorni abbiamo ricoverato 26 persone, alcune delle quali decedute. Ora siamo in emergenza. Ci sono 11 pazienti, uno di loro è nella medicheria. Si tenga anche conto che attualmente ci sono una collega rianimatrice ricoverata e quattro infermieri positivi. Se non ci fossero gli anestesisti e gli infermieri delle sale operatorie a darci una mano non sapremmo come fare».

IN PROVINCIA Il Perinei di Altamura è stato il primo ospedale della provincia, a parte il Miulli di Acquaviva, a preparare posti letto Covid dopo l’impennata al Policlinico. È stato il primo anche ad arrivare al culmine. «Non sappiamo più dove mettere i pazienti. La Rianimazione, con 8 posti letto, è colma. Stesso dicasi per la Semintensiva: 8 pazienti sono al Pronto soccorso e 8 nella ex Psichiatria. In più ce ne sono altri 3 sistemati in sala operatoria in modo da poterli ventilare. Pure i 54 posti di Malattie infettive e Pneumologia sono impegnati». A tal punto da essere stati costretti a dirottare pazienti a Putignano, destinazione Santa Maria degli Angeli. Qui nell’ultima settimana sono stati attivati 50 posti letto (43 in area medica, 3 di subintensiva e 4 di Rianimazione), già insufficienti. Da ieri ne sono disponibili altri 12 in area medica (poi ne resteranno da attivare altri 20 degli 82 complessivi programmati), riempiti nel giro di dodici ore. «Abbiamo richieste da giorni. Ma la questione - afferma il responsabile Covid Enrico Lauta - sono le risorse umane. Intanto, c’è una gran richiesta e poca offerta. Poi ci sono anche gli imprevisti. Dei sei in arrivo, due medici sono risultati positivi. Aspettiamo specialisti e specializzandi di anestesia e rianimazione, cerchiamo disperatamente internisti infettivologi, infermieri e operatori socio sanitari. Si tenga conto che il 12 novembre, giorno in cui abbiamo aperto, 4 posti di Terapia intensiva sono stati occupati in sei ore. Il 17, poi, con l’attivazione delle postazioni di area medica, in un giorno e mezzo abbiamo sistemato 36 pazienti che erano in attesa al Pronto soccorso».

MATER DEI In questa sorta di effetto domino, con i presidi man mano presi d’assalto per dare sfogo alle esigenze, soprattutto di trattamenti ad alta intensità, si capisce come mai si sia deciso di aprire in Fiera (si spera prima del termine previsto). Tra l’altro, alla Mater Dei, dove da mercoledì scorso hanno iniziato a ospitare pazienti Covid, non è contemplato il ricovero in Rianimazione. «Non sarebbe semplice - afferma il direttore sanitario Stefano Porziotta - per la dislocazione delle nostre due unità e per altre necessità da soddisfare. Abbiamo messo a disposizione 30 posti letto per paucisintomatici, insomma per pazienti che abbiano sintomi di natura internistica. Per ora ce ne sono 20 nei locali al piano terra, vicino al Pronto soccorso (dove gli ingressi sono separati e c’è anche una rampa dedicata - ndr), in precedenza sede della Riabilitazione neuromotoria, spostata in Ortopedia». Proprio in quegli ambienti si è sviluppato il 6 ottobre scorso un focolaio che ha progressivamente coinvolto 17 operatori tra infermieri, fisioterapisti, oss e ausiliari. «Un’emergenza fortunatamente rientrata», conclude Porziotta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)