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Molfetta, tutta la famiglia ha il Covid: «Noi, maltrattati dagli altri condòmini»

 
Matteo Diamante

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Matteo Diamante

Molfetta, tutta la famiglia ha il Covid: «Noi, maltrattati dagli altri condòmini»

Madre, padre e due figli denigrati dai vicini di casa che non li hanno aiutati per la spesa o l'acquisto di medicinali

Domenica 22 Novembre 2020, 10:28

«Trattati come degli appestati, ci è stata negata ogni forma di assistenza da parte di un condominio che ritenevamo essere una famiglia». È questo il grido di allarme e di sdegno di una famiglia di Molfetta, padre, madre, e i due figli rispettivamente di 5 e 7 anni, tutti positivi al Coronavirus. L’incubo in cui la famiglia è piombata risale ad oltre due settimane fa quando l’uomo, che di mestiere fa l’autotrasportatore, di ritorno da uno dei suoi viaggi ha iniziato ad accusare forte tosse e febbre molto alta. Per lui il medico di famiglia ha subito fatto predisporre un tampone molecolare che ha dato esito positivo, così come positivi sono stati i tamponi a cui tutta la famiglia si è sottoposta.

A parte i primi giorni, durante i quali l’uomo ha avuto bisogno dell’ausilio dell’ossigeno per respirare, ad oggi le condizioni di salute di tutti e quattro i membri della famiglia di Molfetta sono abbastanza buone e stabili. Tuttavia, dal momento in cui il condominio in cui la famiglia vive (nella zona di nuova espansione della città) ha appreso la notizia, la loro vita si è fatta ancora più complicata.
«A volte essere onesti non paga – ha affermato il padre di famiglia - in quanto dall’inizio di quest’incubo non ci siamo mai nascosti e abbiamo cercato di affrontare questa malattia, che sta colpendo un mondo intero, con trasparenza e dignità. Invece quello che ci sta accadendo è mostruoso: nessuno pretendeva che i nostri vicini venissero ad assisterci, ci mancherebbe altro. Avremmo soltanto voluto un po’ di conforto e un aiuto nella spesa e nell’acquisto di medicinali».

La famiglia di Molfetta non può contare sull’aiuto di nessun familiare in quanto originaria degli Stati Uniti d’America. «Io e mia moglie – ha proseguito l’uomo – viviamo a Molfetta da quindici anni, mentre tutta la nostra famiglia è nel New Jersey. Abbiamo sempre considerato il nostro condominio più che una famiglia, ma è bastata la prima reale difficoltà per essere discriminati, maltrattati verbalmente dopo aver riagganciato il telefono in modo brusco ed ineducato». Per oltre due giorni la famiglia molfettese, tutta in quarantena obbligata, ha dovuto letteralmente arrangiarsi con la spesa, sebbene quello che più preoccupava loro erano i farmaci per i due bambini. Non sempre, però, quello che si scrive sui social network viene fatto inutilmente. Ad un post scritto dalla giovane madre di famiglia è corrisposto un aiuto degno di una città come Molfetta che si è rimboccata le maniche dal primo momento dell’emergenza con i suoi validi volontari.

«Abbiamo accolto senza alcun problema la richiesta di aiuto della giovane famiglia di Molfetta – ha confermato il gruppo di volontari (che ha preferito rimanere nell’anonimato) – e dal primo momento la assistiamo continuamente. Non andiamo soltanto al supermercato, alla farmacia o in tabaccheria per pagare le bollette, abbiamo predisposto anche un’assistenza psicologica chiamando la famiglia più di una volta al giorno. Abbiamo anche dei volontari che si sono improvvisati animatori e con vere e proprie dirette social fanno divertire anche i piccoli. Si stenta a credere a quello che è successo a questa povera famiglia – hanno concluso i volontari – una forma di razzismo in uno dei peggiori momenti della storia dell’uomo».

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