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La sfida? Un murales su Palazzo di Città di Bari

 
FULVIO COLUCCI

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FULVIO COLUCCI

La sfida? Murales su Palazzo di Città di Bari

A lanciare la provocazione l’architetto Corazziari. Sarebbero installazioni temporanee in attesa di una ristrutturazione

Venerdì 28 Agosto 2020, 17:45

L’idea di portare la street art nel cuore di Bari, lanciata dall’architetto Guido Corazziari, non è solo una semplice «provocazione culturale». Al di là della fattibilità o meno di installazioni artistiche - sia pure temporanee - su un palazzo storico come quello del Comune in corso Vittorio Emanuele, è il rapporto tra arte e politica a diventare cruciale a maggior ragione ora che in ballo c’è l’idea di un museo a cielo aperto al quartiere San Paolo, realizzato con murales sulle facciate delle case popolari.

Il dibattito - Siamo ancora alle fasi preliminari di quel progetto, ma già alcune voci si sono levate (per esempio quella del presidente del III Municipio, Nicola Schingaro) mettendo in guardia da ogni scelta artistica che non coinvolgesse i cittadini del quartiere. In altre parole, se di arte di strada deve trattarsi, con un preciso messaggio di rilancio e riqualificazione culturale del quartiere, non si può prescindere, come per le decisioni politiche, dalla volontà popolare. Una volontà costruita sulla condivisione dei progetti (e dei disegni) senza temi che allontanino i cittadini dall’idea rendendoli ancora una volta «stranieri in patria» e ottenendo l’effetto contrario: allontanarli dal luogo in cui vivono rendendolo oltremodo alieno. Una responsabilità che grava su chi amministra e lo sanno bene il sindaco Decaro e l’assessore Pierucci che sottolineano come nessuna decisione sarà presa senza coinvolgere i cittadini.

Prospettive - Ribadendo che quella della street art non può che essere una «invasione» di bellezza, colore e cultura, purché le opere siano realizzate da artisti in grado di esprimere davvero forme e valori d’eccellenza, una riflessione bisogna farla anche sull’elemento di responsabilità relativo all’arte come forma di resistenza ai tempi dell’epidemia (ne parla l’Arci ricordando le installazioni effimere). Proprio nei momenti più drammatici le comunità sentono il bisogno di ritrovarsi attorno a simboli. E spesso quei simboli sono frutto delle arti visive, ma non solo. L’epidemia può essere raccontata nel suo contrario, la reazione alle avversità e la voglia di far prevalere la bellezza, non solo attraverso i murales.

Uno sforzo collettivo da sostenere ora con ancor più convinzione.

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