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Bari, «Intrappolati per 3 ore e mezzo in auto nella bolgia del porto»: la testimonianza

 
Rita Schena (foto Luca Turi)

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Rita Schena (foto Luca Turi)

Bari, «Intrappolati in auto nella bolgia del porto»

foto Luca Turi

Famiglia albanese racconta l'odissea

Sabato 22 Agosto 2020, 10:56

Bari - «Sono rimasto imbottigliato quasi tre ore e mezzo, con la mia auto sono stato tra i primi a sbarcare dal traghetto arrivato in porto alle 8, sono riuscito a guadagnare l'uscita che erano quasi le 11.30».

Erwin è esausto e anche piuttosto arrabbiato, con la sua famiglia ha trascorso una intera mattinata in auto per cercare di uscire dal porto, che con tutte le auto incolonnate ai varchi per i controlli sembrava una infinita autostrada congestionata di automobili. Con i motori delle auto accesi per mantenere l'aria condizionata funzionante, i bambini che piangevano, i clacson che suonavano per l'impazienza, ad un certo punto sembrava di essere in una bolgia dantesca.

«Il giorno prima per imbarcarmi da Durazzo ci ho messo 4 minuti di orologio – racconta Erwin -. Al porto albanese ci sono nove caselli: arrivi con l'auto, consegni il passaporto, un veloce controllo attraverso il computer, la Polizia locale guarda se hai scritto l'autocertificazione e ti danno l'ok. Qui perché non può essere uguale? Di rientro dopo Ferragosto con bambini a bordo ho fatto in modo di parcheggiare l'auto nelle prime file sul traghetto, in modo da essere tra i primi a sbarcare arrivati a Bari, non è la prima volta che faccio su e giù dall'Albania...».

Ieri mattina al porto sono sbarcati a distanza di circa mezz'ora l'uno dall'altro due traghetti, entrambi provenienti da Durazzo: alle 7.36 la Af Claudia e alle 8.07 il Rigel III, forse troppo a ridosso l'uno con l'altro, non c'è stato il tempo di far scendere i primi passeggeri che sono arrivati quelli a bordo del secondo traghetto.

«Quando sono sbarcato davanti a me c'erano almeno 200 auto ferme – spiega Erwin - , lo so bene che i controlli per il coronavirus devono essere fatti per bene, ma vi assicuro che due sole postazioni di controllo hanno creato ingorghi da sempre, anche prima che non c'era il Covid. Ma io dico: se si sa che questi sono giorni particolari, perché non ci si attrezza? Per riuscire a reggere si dovevano aprire almeno altri due varchi e questo a prescindere dall'emergenza virus».

La situazione per chi era in attesa è stata pesante. «Ad un certo punto tutti i clacson si sono messi a suonare. Un frastuono incredibile. Le persone erano esasperate, il caldo, l'attesa, secondo me serviva la Protezione civile che potesse almeno distribuire acqua fresca. Capisco che chi era lì a lavorare aveva bisogno di tempo, ma chi gestisce doveva prevedere una situazione che va avanti da anni. Non ho mai visto niente di simile in Albania. Sarà che il porto di Durazzo è gestito da tedeschi, ma non si sgarra di un millimetro, qui è vergognoso come veniamo trattati e ripeto, questi problemi non sono solo di quest'anno con i controlli maggiorati».

Il termometro della situazione è dettato anche da chi gestisce gli sbarchi dai traghetti, personale di esperienza e che di scenette del genere ne vede continuamente. «Sono giorni che si creano queste code – dice un incaricato fermo davanti al portellone del traghetto -. Arriviamo alle 8 e prima di sbarcare tutte le auto si fanno anche le 14. E questo da giorni».

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