Sabato 06 Settembre 2025 | 12:30

Gravina, muore dopo la caduta in bici: inutili le cure per Piero Pepe

 
marina dimattia

Reporter:

marina dimattia

Gravina, muore dopo la caduta in bici inutili le cure per Piero Pepe

Aveva 51 anni. Lunedì, in sella alla sua mountain bike, aveva perso l’equilibrio in un sottopasso. Il coma e la fine

Sabato 25 Luglio 2020, 11:38

GRAVINA - Una malefica mossa del destino. La morte ha bussato proprio quando era in sella alla sua mountain bike, mentre inseguiva la grande passione di sempre. Dopo quattro giorni di coma, Piero Pepe, 51 anni, non ce l’ha fatta. È deceduto giovedì sera nell’ospedale «Di Venere» di Bari Carbonara, dove era ricoverato da lunedì, quando su corso di Vittorio, lungo la discesa del sottopasso, per cause ancora da accertare è caduto dalla bicicletta senza scampo, lasciando nella disperazione sua moglie Lucia Loglisci e i loro tre figli Marika, Ivana e Pierfrancesco.

Insieme alla motocicletta, l’altra catena indissolubile della sua vita era quella della bici. Tanto che la sera del 20 luglio, intorno alle 20,45, rientrato già da un po’ dal lavoro, aveva deciso di fare un giro per la città.

Ma ad appena 200 metri da casa qualcosa è andato storto. A mostrare vicinanza, anche in occasione dei funerali, che si terranno domani mattina alle 11 allo Spirito Santo, è il sindaco Alesio Valente. «Oggi (giovedì, ndr) Gravina piange un altro suo figlio, vittima di un incidente assurdo. Pietro ci ha lasciati dopo essere stato in coma per quattro giorni, senza mai riprendere conoscenza dopo la caduta in bici nel sottovia ferroviario. Alla sua famiglia l’abbraccio mio e della città intera».

Pepe, fisico rinforzato dal lavoro da carpentiere e dalle pedalate senza sosta, non è riuscito, però, a scansare quella sberla del fato. Non si dà pace suo cugino, Davide Cirillo, collega di avventure su due ruote che un anno e mezzo fa, mentre si allenava sulla strada per Matera, ha vissuto il trauma di un grave incidente, recuperando solo dopo mesi di riabilitazione. «Piero e io abbiamo avuto la stessa sorte con due finali differenti - racconta Davide -. L’unica consolazione è che è morto mentre faceva qualcosa che gli procurava piacere e non certo per colpa di quella passione. Forse l’unico rammarico è che era solo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)