BARI - Non ci sarà sfilata né corteo ma sventoleranno bandiere arcobaleno sabato pomeriggio in piazza Prefettura. Adattato ai tempi del Covid-19, il Bari pride, la manifestazione a sostegno dei diritti Lgbtqi+, le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali, quest’anno sarà statico «nel pieno rispetto delle norme di distanziamento sociale», spiega a riguardo Carolina Velati, portavoce del coordinamento Bari Pride.
La parola d’ordine, dunque, è responsabilità. «Anche per evitare strumentalizzazioni di chi è contrario e avversa da sempre questa manifestazione». Mascherine per tutti, dunque, rigido distanziamento con «stalli» disegnati sull’asfalto di piazza Prefettura, a distanza di un metro l’uno dall’altro, e un servizio d’ordine a cura del coordinamento per contenere assembramenti. Il programma della manifestazione, che partirà alle 18, prevede una serie di interventi a cura delle associazioni che fanno parte del coordinamento, con un approfondimento sulla legge nazionale contro la misoginia e l’omo-lesbo-bi-transfobia, che sarà discussa alla Camera fra due settimane, il prossimo 27 luglio.
«Una legge necessaria, seppur non totalmente bastevole, la cui approvazione non deve essere il risultato di mediazioni al ribasso sui nostri diritti, ma aprire le porte anche alla messa in campo di politiche attive per contrastare le discriminazioni in tutti gli ambiti, dalla formazione al lavoro». Tutti i manifestanti sono stati invitati a portare una bandiera arcobaleno in ricordo di Sara Hegazy, attivista Lgbt nell’Egitto di Al Sisi, incarcerata, insieme ad altre persone, nel 2017 per aver fatto sventolare una bandiera arcobaleno durante un concerto: «promozione della devianza sessuale e depravazione», l’accusa. Dopo tre mesi di carcere, durante i quali fu torturata e stuprata, uscì su cauzione e di seguito si trasferì in Canada, dove aveva ottenuto asilo politico. È morta suicida nel 2018.
Ma non ci saranno solo rivendicazioni internazionali. «Accenderemo i riflettori anche sulla necessaria stabilizzazione del servizio, attivo al Policlinico di Bari, per le persone trans». Nato nel 2003 grazie a fondi regionali, il day hospital per l’identità di genere accompagna le persone durante le transizione. «Chiediamo un investimento strutturale, non sporadici finanziamenti che periodicamente subiscono battute d’arresto, provocando così enormi problemi per le soggettività trans». Richieste e rivendicazioni anche per l’amministrazione di Antonio Decaro: «Chiediamo un rifugio che accolga le vittime di violenza omotransfobica, e l’iscrizione anagrafica di migranti e nativi senza fissa dimora. Un piccolo accorgimento burocratico consentirebbe a tante persone l’accesso a servizi essenziali, come le cure mediche, e a diversi altri strumenti di welfare. Cerchiamo di abbracciare un’idea intersezionale rispetto alle nostre battaglie: il nostro slogan di quest’anno è “nessun orgoglio per qualcuno di noi senza liberazione per tutti quanti noi”».