BARI - Quando nel 2010 hanno ottenuto la restituzione dei suoli di Punta Perotti illegittimamente confiscati, gli imprenditori ne sono ritornati titolari «a tutti gli effetti». Compresi quelli fiscali. E dunque devono pagare al Comune di Bari quasi 11 milioni di Ici per gli anni dal 2013 al 2018. È questo il senso di due sentenze delle Commissioni tributarie provinciali di Bari che vanno in senso contrario rispetto a quanto era stato stabilito - in anni precedenti - per il pagamento dell’Ici. Ma con una ulteriore novità: proprio per tenere conto della particolare situazione dell’area sul lungomare di Bari, a partire dal 2018 i proprietari devono pagare solo il 25% dell’Imu, che vale per l’intero circa 2 milioni di euro l’anno.
I suoli di Punta Perotti sono il pezzo pregiato del piano di concordato della società Sud Fondi che fa capo alla famiglia Matarrese. Il 9 luglio i creditori saranno chiamati a votare in Tribunale sulla proposta della società (avvocati Enzo Chionna e Michele Lobuono, advisor finanziario Ezio Pellecchia, attestatore Riccardo Strada) che ha ottenuto il parere positivo dei commissari. E le pronunce tributarie hanno un impatto indiretto sul concordato. «Quelle sentenze - dice il professor Chionna - sono un’ottima notizia perché consolidano la vocazione edificatoria di Punta Perotti». Che, dunque, non è un suolo agricolo ma resta edificabile: l’eventuale acquirente dovrà riprendere a confrontarsi con il Comune di Bari, per cercare un accordo che consenta di esprimere almeno in parte la capacità edificatoria prevista dal piano regolatore e - questo il punto - rimasta immutata anche dopo l’abbattimento dei palazzoni.
Il confronto è del resto un gioco di specchi. Da un lato c’è il procedimento civile per il risarcimento dei danni, dove i proprietari di Punta Perotti hanno tutto l’interesse a massimizzare il valore dei suoli. Dall’altro quello in sede tributaria, dove invece è il Comune (che in commissione è stato rappresentato dal dirigente Giuseppe Abbracciavento) a puntare al valore più alto: e l’amministrazione ha ottenuto un punto importante. L’Imu è dovuta, mentre sul quantum si discuterà.
La prima sentenza (presidente Campanile, estensore Caporusso) ha confermato l’obbligo di pagamento per gli anni dal 2013 al 2017 ed è già stata appellata da Sud Fondi: la Ctr l’ha parzialmente sospesa e la decisione nel merito è attesa a breve. La seconda (presidente Castellaneta, estensore Manganelli) risale a pochi giorni fa e pur confermando che l’imposta va pagata, riconosce uno «sconto» sull’Imu: il Comune «non tiene adeguatamente conto del fatto che i suoli di Punta Perotti, pur essendo ricompresi nello strumento urbanistico generale, presentino una vocazione edificatoria non piena ma alquanto limitata». E dunque non possono pagare l’Imu «come se la lottizzazione fosse ancora vigente e convenzionata»: la presenza del parco pubblico «rappresenta sicuramente un vincolo di destinazione che comprime» la potenzialità edificatoria dei proprietari. La cifra «giusta», così come previsto da una delibera del 2014, è il 25% dell’imposta piena. La sentenza riguarda anche l’area di Marisabella (un’altra grande lottizzazione, anch’essa finita nel concordato), dove però la quantificazione - secondo la Ctp - è stata corretta.
La proposta di concordato prevede il pagamento di circa 40 milioni di debiti: tra quelli privilegiati finirà anche l’Imu dovuta al Comune di Bari. I palazzoni di Punta Perotti sono stati abbattuti nell’aprile 2006, ma la partita dei risarcimenti resta ancora aperta.
















