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Bari, l'appello di un commerciante: «Io e la mia famiglia guariti dal Covid, ora ci ucciderà la crisi»

 
Graziana Capurso

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Graziana Capurso

Bari, l'appello di un commerciante: «Io e la mia famiglia guariti dal Covid, ora ci ucciderà la crisi»

In un post fiume su Facebook, Giuseppe Iurlo, titolare di uno dei negozi esclusi dalle categorie sostenute dal Comune di Bari con il bando Open, chiede al sindaco di rivedere i codici Ateco

Lunedì 25 Maggio 2020, 19:29

20:03

BARI - «Sono guarito dal Covid ma ora ad uccidermi sarà la crisi», è l'appello che un commerciante di Bari, Giuseppe Iurlo, titolare di un negozio di Piazza Umberto, rivolge al Comune di Bari e al sindaco: «Allargate le maglie del bando Open, che esclude i negozi di fotografia». La lettera-sfogo, che racconta la personale battaglia di quest'uomo e della sua famiglia contro il Coronavirus, è stata divulgata sui social network e sta facendo il giro del web.

«Sono un piccolo commerciante barese, nello specifico con il mio socio gestisco un negozio di fotografia a piazza Umberto I da 9 anni, ma lavoriamo in quella piazza dagli anni 90. Siamo uno degli ultimi negozi di fotografia di Bari, in una zona che ha visto chiudere tante piccole attività storiche a favore delle grandi catene, e con i pochi strumenti che abbiamo, nel pieno della crisi economica del 2011 siamo riusciti a mettere su un'azienda quando tutti pensavano che la stampa di foto fosse un campo morto con la nascita del digitale, a diventare con tanti sacrifici un punto di riferimento per la nostra città. Poi è arrivato il Coronavirus: eravamo tanto spaventati per la chiusura dell'11 marzo, ma ci siamo fidati di ciò che ci dicevano nelle conferenze stampa e nelle dirette facebook. Mentre il sindaco Decaro - scrive nel post fiume Iurlo - piangeva su via Argiro, a pochi metri da Immagini, piangevamo con lui, perché i suoi sforzi e i suoi sogni sono i nostri sforzi e i nostri sogni. Per 50 giorni, alla paura del futuro della mia azienda, si è aggiunta quella per la salute mia e della mia famiglia, perché noi quel mostro invisibile l'abbiamo conosciuto da vicino e in quattro l'abbiamo superato».

«Abbiamo tirato tanti sospiri di sollievo in questo ultimo mese: i nostri tamponi negativi, la curva del contagio che scendeva, i fondi stanziati per i più poveri, i prestiti a garanzia statale, la data di riapertura del nostro negozio. Abbiamo anche tirato un sospiro di sollievo quando sono stati stanziati dei soldi per i commercianti baresi, perché per noi quei € 1500 significano dignità: fatture saldate dei fornitori, maggiori DPI per la nostra sicurezza e per quella dei clienti del nostro negozio», spiega il commerciante. 

«E potete immaginare la nostra sorpresa nello scoprire che a quei fondi si accedeva tramite un elenco ristretto di codici ATECO che ci escludevano, nonostante gli annunci che dichiaravano la misura per le attività del "commercio, artigianato e della somministrazione" colpiti dal lockdown. Abbiamo inviato mail e ci è stato detto che avrebbero segnalato la cosa, abbiamo anche pensato di fare comunque richiesta e aspettare l'esito, ma il sistema non consente di inserire un codice diverso da quelli autorizzati. Abbiamo chiamato l'assessorato e ci è stato freddamente risposto che "qualcuno ne doveva rimanere fuori, è una scelta politica, sicuramente avete ricevuto altri tipi di aiuti". Da cittadino non credo che esista una volontà politica di escludere qualcuno, e non mi sento ingenuo nel credere che si tratti solo di un crudele, gigantesco equivoco burocratico. Ma questo equivoco va risolto, per la nostra dignità e per quella di tantissimi altri commercianti nella nostra situazione», conclude. 

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